Sport / Bergamo Città
Venerdì 28 Settembre 2012
Colantuono: «Pensiamo al Toro
Ma io rivoglio la mia Atalanta»
Il giorno dopo Catania Colantuono è già con la testa al Torino, nonostante le fatiche del rientro: all'arrivo della squadra al centro Bortolotti erano le quattro di notte. «Facciamo tesoro della lezione: perché io rivoglio la mia l'Atalanta...».
Il giorno dopo Colantuono è già al Torino, nonostante le fatiche del rientro: al «Massimino» l'antidoping finito tardissimo, la partenza da Catania per il rientro a Bergamo all'1,30, l'arrivo al centro Bortolotti che erano le quattro.
«Facciamo tesoro della lezione di Catania e testa al Toro: perché io rivoglio la mia l'Atalanta...».
Quella che non ha visto a Catania, intende dire?
«Appunto».
Approfondiamo.
«La partita rivista in tv mi ha dato le stesse sensazioni avute in panchina: quando è arrivato il momento decisivo, non ho visto la solita Atalanta».
Pensi che all'intervallo in tribuna ci dicevamo: finisce 0-0 anche se restiamo qui a giocare per una settimana.
«Lo pensavo anch'io. "Zero a zero per tutta la vita" ho detto a un mio collaboratore. La partita era incanalata, una delle classiche sfide di metà settimana, con le due squadre evidentemente stanche...».
Quindi anche secondo lei la svolta della partita è stato il gol di Moralez?
«Non mettiamola così. Più che il gol di Moralez, la svolta è stato l'errore di Andujar che ha scosso il Catania al punto da cambiarne l'atteggiamento. E infatti loro hanno reagito. Noi, invece, siamo rimasti all'atteggiamento del primo tempo».
Infatti mercoledì sera ci hanno pure menato: ha visto le statistiche? Il Catania ha commesso 21 falli, l'Atalanta 16...
«Eh, mi pare indicativo. Diciamo che noi non siamo stati l'Atalanta quando il Catania s'è messo a giocare di fisicità e con tanto mestiere. Penso a Bergessio, che prima di ogni movimento commetteva regolarmente fallo... Noi invece siamo stati normali...».
Cigarini ha detto che all'Atalanta è mancata la personalità.
«Non so se possiamo arrivare a tanto. Io dico che di sicuro a Catania ci è mancata la malizia che invece una squadra come l'Atalanta deve sempre avere. Perché quella dev'essere sempre una delle nostre armi. Poi quanta differenza ci sia tra l'assenza di malizia e i limiti di personalità non ve lo so dire, però di certo a Catania non eravamo l'Atalanta che conosco io».
Mah... Lei non crede che a Catania, senza tanti titolari, si possa perdere? Li perderanno in tanti.
«Come no, è un campo difficile perché ti trovi di fronte una squadra difficile. E può anche succedere che perdi, ma vorrei che succedesse dopo aver giocato alla pari. Invece ho visto errori causati da disattenzione, prestazioni che definisco "normali" e vi assicuro che non è un complimento. Perché l'Atalanta deve fare l'Atalanta, qui non vale limitarsi al compitino... E degli assenti non parlo, perché chi gioca nell'Atalanta è all'altezza».
Magari l'Atalanta deve essere più efficace quando deve attaccare...
«Io ho cercato le soluzioni possibili, purtroppo l'infortunio di Stendardo a inizio partita purtroppo mi ha tolto un cambio...».
Ma perché quando ha inserito Schelotto ha tolto Raimondi?
«Raimondi era stanco, due partite in quattro giorni non le giocava da una vita. E alla lunga sarebbe diventato un uomo in meno per la sua grande generosità. Secondo me quello è stato un cambio normale, logico».
Guardi che Troisi stava andando peggio, molto peggio di Raimondi...
«Ma Troisi era fresco, e di certo ha più qualità tecniche. Contavo su questo, poi le cose giuste e sbagliate le fanno tutti, non è quello il punto. E comunque Troisi è un ragazzo giovane che dobbiamo scoprire: se non gioca, non lo conosceremo mai...».
Comunque dopo che il Catania è passato in vantaggio, l'Atalanta ha fatto zero tiri in porta.
«Ferri allo scadere ha avuto sui piedi il pallone buono, ma è scivolato...».
Non continui a girarci intorno: esiste un problema Denis?
«La domanda è mal posta. Denis è il nostro centravanti e - succede a tutte le squadre di calcio - se il centravanti non è al meglio e lavora male, tutto il gioco della squadra ne risente. Normale, questo è il calcio».
A lei basta dire che Denis non è al meglio?
«Che Denis non è al meglio lo vediamo tutti. Posso anche aggiungere che per noi è indispensabile, come tutte le prime punte per la loro squadra, quindi lo aspetteremo con tutta la pazienza che servirà. Ma tra qualche domenica riavremo il vero Denis, su questo non ho dubbi. Vedrete...».
Nel frattempo domenica bisognerebbe battere il Torino.
«Ci proveremo, ma non sarà facile. Con l'Udinese il Toro ha colpito tre pali, nonostante avesse alcuni titolari fuori per turnover. Domenica ci affronteranno dopo aver riposato, e ci sarà differenza. Ci aspetta una partita difficile, guai a considerarla una passeggiata. Certo, noi vogliamo vincere. E per provare a vincere una premessa è indispensabile: dovremo tornare la vera Atalanta».
E se capitasse di non vincere?
«Chiederò quel che chiedo anche oggi: nessuna tragedia. Così come ho sempre chiesto calma ed equilibrio dopo le vittorie. Siamo l'Atalanta, noi non ce lo dobbiamo mai scordare quando andiamo in campo, l'ambiente non se lo deve mai scordare quando giudica. L'essenziale è che si giochi con lo spirito giusto».
Non come nel secondo tempo di Catania, dice lei...
«Appunto. Io mi ricordo quella che voi avete definito "una gita a Catania", cioè la partita persa 2-0 la primavera scorsa. Ecco, non dico che è stata la stessa cosa, ma io ho visto un atteggiamento che mi ha ricordato quella serata... È chiaro vero che con il Torino non può succedere?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA