Caironi: «Altro trionfo dopo l'oro
Pistorius mi ha abbracciata»

«Sono stanchissima ma molto più leggera. Ho pensato ai miei nonni e ho incontrato Pistorius: mi ha fatto i complimenti, mi ha abbracciato. Lo sapevo che aveva ragione lui». Così Martina Caironi, la 23enne bergamasca, dopo l'oro nei 100 metri alla Paralimpiadi di Londra.

«Sono stanchissima ma molto più leggera. Ho pensato ai miei nonni e ho incontrato Pistorius: mi ha fatto i complimenti, mi ha abbracciato. Lo sapevo che aveva ragione lui». A dire che chi corre non perde mai, perde chi resta seduto, a vedere la vita passare come un sacchetto di plastica nel vento.

Quella di Martina Caironi sta correndo veloce, come i suoi 100 metri piani. Mercoledì sera ha vinto l'oro delle Paralimpiadi con record del mondo. Giovedì, 24 ore dopo, dice di non aver messo il saldato sulla prima vita, quella prima dell'incidente di cinque anni fa. «Sono sempre la stessa persona e pian piano sto realizzando».

Quattro secondi in meno nei 100 in due anni, due record del mondo, l'oro dei Giochi: siamo solo all'inizio, ha pensato mercoledì sera?
«No, ho pensato che ce l'avevo fatta e che mi sentivo più leggera. Oggi la gente passava e mi diceva: "You've done it" (ce l'hai fatta, ndr) e io mi dico: caspita, ce l'ho fatta davvero».

Il suo allenatore Poletti dice che ora l'obiettivo è scendere sotto i 15 secondi nei 100 piani…
«Ah, non me l'ha ancora detto».

Ma lei che ne dice?
«Ci proverò, ma senza fretta. Ora ho la caviglia distrutta e domani proverò un nuovo ginocchio elettronico. Mi sto rendendo conto di quanto ho fatto un po' alla volta anche perché mercoledì sera l'antidoping è stato lungo anche se mi ha regalato una sorpresa».

Pistorius?
«Sì. Ci siamo ritrovati entrambi all'uscita dell'antidoping e abbiamo fatto il viaggio insieme su una delle macchine dell'organizzazione. Abbiamo parlato un po', è stato emozionante».

Lei che gli ha detto? È grazie a te che sono qui, ti ho visto anni fa a Bergamo Scienze, ti ho incontrato a Imola, mi ha folgorato il tuo libro («Dream runner, in corsa per un sogno»)?
«No, lui mi ha fatto i complimenti, mi ha abbracciato dopo quello ideale con le mie avversarie. Sul podio abbiamo fatto cin-cin con le nostre medaglie. E dire che all'arrivo non sono riuscita a pensare a nulla, è stato tutto così veloce, come l'avevamo pensato con il mio allenatore Mario Poletti».

Leggi di più su L'Eco di venerdì 7 settembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA