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Lunedì 09 Luglio 2012
Colantuono: «A posto in difesa
Inzaghi? Un nome altisonante»
Si riparte. Da -2 a -6, dai dubbi dell'anno passato alle certezze della nuova stagione 2012/2013 firmata Atalanta. La prima è il mister, Stefano Colantuono, presentatosi in sala stampa nella calura di Zingonia con un completo rosso acceso.
Si riparte. Da -2 a -6, dai dubbi dell'anno passato alle certezze della nuova stagione 2012/2013 firmata Atalanta. La prima è il mister, Stefano Colantuono, presentatosi in sala stampa nella calura di Zingonia con un completo rosso acceso; la seconda l'idea di calcio della passata stagione che verrà riproposta nuovamente.
«Speriamo di ottenere gli stessi frutti dell'anno passato - ha affermato il tecnico romano -. Sarebbe un grave errore pensare che sarà più facile partendo da -2. Nessuno ci sottovaluterà, non c'è più il fattore sorpresa e sarà più difficile. Il campionato, con due neopromosse del valore di Sampdoria e Torino, sarà ancora più competitivo, senza dimenticare il Pescara che ha fatto un grande torneo la scorsa stagione».
Il mercato però è il tema clou di questo periodo di stagione, almeno fino alla fine di agosto. Gli arrivi ricordati dal mister, le voci su Inzaghi in entrata e su Schelotto in uscita. «Manca una settimana al ritiro di Rovetta, può ancora succedere qualcosa come nulla. Inzaghi? Non so nulla, ma il nome è sicuramente altisonante. Il campo è il giudice ultimo: vedremo, guardare i ragazzi è la cosa migliore».
«Ho 8 difensori e per me la difesa è tutta qua, il numero giusto per poter lavorare. Abbiamo preso Brivio, ma Peluso può fare anche il difensore centrale. Brivio lo volevo provare in prima squadra nel 2005, ma Favini mi confidò che era già stato venduto alla Fiorentina. I ragazzi hanno fatto un gran campionato e qualcuno è anche stato tra i migliori nel proprio ruolo. Potranno avere delle richieste, ma non è detto che partano».
L'unica sicurezza è rappresentata da chi c'è già e da chi ha voluto ritornare a Bergamo proprio come aveva promesso. «Sul mercato abbiamo lavorato, perché abbiamo riportato da noi Denis, Cigarini e Cazzola: questi ultimi due non eravamo sicuri di riportarli a casa. Volevamo riconfermare lo zoccolo duro per riproporre la nostra mentalità di calcio. Dobbiamo salvarci, ma vogliamo alzare l'asticella. Tutti quelli che si sono distinti l'anno scorso devono cercare di migliorarsi».
Tutti in campo ad allenarsi, prima a Zingonia e dalla prossima settimana in ritiro a Rovetta. «Da oggi si comincia, gradualmente, ma dobbiamo crescere e migliorare - ha continuato Colantuono -. Tutti devono seguire la linea dettata dal sottoscritto, insieme alla società: voglia di fare, disponibilità, gruppo e ambiente sono il nostro motto. Giocare per l'Atalanta deve essere motivo di prestigio, per cui mi attendo da tutti i giocatori sempre la massima dedizione».
«È presto per parlare di mercato, prima le squadre si devono conoscere e capire di cosa hanno bisogno. Qua si corre, questo è poco ma sicuro. Se hai lavorato quest'estate sei più agevolato, altrimenti dovrai sudartela di più. Questa settimana faremo dei test in vista del ritiro: non siamo venuti per giocare a gavettoni e bere champagne».
Per la prima volta nessuno può insediarlo, nessuno ha la precedenza. Il capitano è Gianpaolo Bellini, una vita in maglia nerazzurra e l'ennesimo ritiro atalantino per uno che ha esordito nel secolo scorso. «La fascia di capitano aumenta la responsabilità, e la sento abbastanza, ma è un po' che mi sento punto di riferimento della squadra, per cui posso dire di essere abituato. E la stima che i compagni nutrono per me mi fa molto piacere».
«L'arrivo di Brivio? Non è un problema per me, più siamo meglio è. Sicuramente lo aiuterò a inserirsi. Calciomercato? Non tocca a me parlare, ma sicuramente considero molto importante che sia rimasto Cigarini, fondamentale in campo e nello spogliatoio. Così come saranno basilari per la squadra i recuperi di Capelli e Marilungo». «Come capitano possono garantire ai tifosi che faremo di tutto per vincere più partite possibili e ci metteremo la stessa passione che loro ci mettono sostenendoci allo stadio».
Simone Masper
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