Lo storia di Simonelli:
«Io, il Pistorius dell'arco»

Las Vegas, Mondiali di tiro con l'arco. Dice che era l'unico seduto, ma per lui sono scattati tutti in piedi. «Sì, sono il Pistorius dell'arco. I miei Mondiali sono un messaggio per i ragazzi come me: fate sport. Io sono un atleta, non un atleta disabile».

Las Vegas, Nevada, Mondiali di tiro con l'arco. Dice che era l'unico seduto, ma per lui sono scattati tutti in piedi. «Sì, sono il Pistorius dell'arco. I miei Mondiali sono un messaggio per i ragazzi come me: uscite, fate sport. Io sono un atleta, non un atleta disabile».

La disabilità è una carrozzina, l'abilità di Alberto «Rolly» Simonelli, re della Phb, è il suono del suo arco. Specialità Compound, una miniera: un argento alle Paralimpiadi di Pechino 2008, un titolo e due argenti mondiali, un titolo e due argenti europei, 32 «forse 33» titoli italiani disabili.

Ma anche un titolo italiano normodotati nel 2008 a Reggio Emilia, una manciata di record mondiali e quell'ultima freccia, in faccia ai pregiudizi. L'ultima freccia di Rolly è una telefonata, un biglietto aereo, un posto tra i «normali» ai Mondiali 2012. «Unico atleta disabile ai Mondiali di tiro con l'arco, primo disabile in Nazionale, unico bergamasco ai Mondiali».

Atleta della settimana, lo hanno eletto in Nevada, come se quella fosse una settimana normale. «È stata la mia prima convocazione in Nazionale dopo anni di gare da disabile coi normodotati. Non sapevo che cosa aspettarmi e ora sono deluso da me stesso. Non ho tirato al mio livello».

Avrebbe voluto tirare al cielo, per farlo esultare. Ma non è andata. Fuori nel torneo individuale con Sergio Pagni, il numero uno azzurro; fuori nei quarti di finale a squadre col Canada alla freccia di spareggio. Ma la sua medaglia Simonelli se l'era messa al collo prima dopo aver sbottato a settembre. «In Italia non c'è spazio per gente come me», aveva detto fresco di qualificazione alle Paralimpiadi di Londra.

Pensando che a nulla sarebbero valsi gli ori del suo Compound per infilzare le barriere del pregiudizio. «Mi sbagliavo? Lo potrò dire solo se questa convocazione avrà un seguito. Questa era dovuta per meriti sul campo. Il pass per i Mondiali era quota 590 punti, io l'ho centrata tre volte di fila. Se non mi avessero convocato avrei piantato un casino. Sono una testa calda io».

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