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Domenica 30 Ottobre 2011
Sconfitta meritata a Bologna
Incredibile metamorfosi negativa
Si deve essere obiettivi sino in fondo: l'Atalanta rientra sconfitta da Bologna senza sostenibili attenuanti. Delusione e amarezza si centuplicano se si spezza in due la partita: nel primo tempo i nerazzurri avrebbero potuto incrementare il vantaggio, nella ripresa il crollo.
Si deve essere obiettivi sino in fondo: l'Atalanta rientra sconfitta da Bologna senza sostenibili attenuanti. Delusione e amarezza si centuplicano se si spezza in due la partita: nel primo tempo i nerazzurri avrebbero potuto incrementare il vantaggio in almeno tre occasioni; nel secondo, invece, sono incappati in una metamorfosi negativa niente affatto annunciata.
Il rendimento degli atalantini non è stato proprio paragonabile. Se non si è, ancora, capito, fino al pareggio del Bologna, realizzato su rigore sacrosanto in tempo di recupero, chiunque avrebbe pensato a un nuovo meritato e convincente blitz, questa volta in Emilia.
Nei 45' iniziali, infatti, si era ammirata l' Atalanta spumeggiante e autoritaria delle giornate migliori e, per rimanere all'ultima, quella di mercoledì scorso con l'Inter. Ma, messo piede in campo dal rientro dell'intervallo, il team di mister Stefano Colantuono ha mutato sistema di gioco e di mentalità.
Dalla precedente brillantezza si è passati a fraseggi farraginosi e lenti dando, così, la ghiotta opportunità alla formazione allenata da Pioli di prendere il dovuto coraggio e di non accontentarsi nemmeno della divisione dei punti. Per addolcire l'inatteso ko ricordiamoci il gol rigorosamente da incorniciare di Denis (e sono già sei i suoi!), non a caso convocato di nuovo nella Nazionale argentina.
Di sicuro il citato cambiamento di passo dell'Atalanta sarà motivo di profonda analisi da parte dell'allenatore con i giocatori subito alla ripresa degli allenamenti in vista della prossima sfida casalinga con il Cagliari. Anche perché con l'undici sardo sarebbe, davvero, un bel guaio se l'Atalanta non riprendesse a marciare in modo spedito.
Arturo Zambaldo
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