Il decreto spalma-Irpef spacca gli schieramenti Sì di Berllusconi, nettamente contraria la Lega

Per il calcio in crisi, alla fine arriverà la scialuppa di salvataggio. L’intervento del Governo a sostegno delle squadre di calcio indebitate con il fisco (il cosiddetto spalma-Irpef) si materializzerà sotto forma di decreto, che dovrebbe essere varato il prossimo 25 (o 26 marzo), nonostante l’opposizione del ministro del Welfare Maroni. L’ha lasciato intendere il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi; lo ha detto chiaramente il suo vice Gianfranco Fini, sottolineando che il governo ha «il dovere di aiutare il mondo del calcio per l’oggettiva importanza che esso riveste per tutta la società italiana. Il punto é come conciliare la necessità di non penalizzare le società che hanno avuto un comportamento virtuoso rispettoso agli obblighi di legge, con quella di rendere più agevole la regolarizzazione delle società inadempienti». Per Ignazio La Russa (An) l’intervento però «non può essere gratis et amore dei, perché servono regole. Altrimenti dovremo rimetterci mano ogni 15 giorni».

Dal mondo sportivo, fatta eccezione per le resistenze di alcune società in regola con gli obblighi fiscali (per tutti il presidente dell’Atalanta Ivan Ruggeri), filtra la fiducia nell’imminente varo del provvedimento. Dalla Federcalcio nessuna reazione ufficiale, ma certamente la rateizzazione in 5 anni degli arretrati dei club è vista con grande favore per dare ossigeno ai bilanci in difficoltà. Tra le società più indebitate ci sono Roma e Lazio. Non è quindi casuale la presa di posizione del sindaco della Capitale Walter Veltroni: «Il parere negativo di un ministro non significa che tutto il governo sia d’accordo con lui. Se questa misura non andasse a buon fine molte squadre fallirebbero, e non credo che ciò sarebbe un fatto positivo per il sistema sport italiano. Il provvedimento spalma-debiti per il calcio, in una situazione di crisi come quella attuale, credo che sia lo strumento più giusto».

Tra le voci fuori dal coro si leva quella del diessino Giovanni Lolli per il quale «il calcio non si salva con l’ennesimo provvedimento tampone, improvvisato ed esposto a possibili sanzioni da parte dell’ Europa». Nettamente contraria resta la Lega Nord, come ribadiscono il coordinatore delle segreterie nazionali e vicepresidente del Senato Roberto Calderoli («a proposito del primo decreto cosidetto salva-calcio avevo detto che neppure Mussolini sarebbe arrivato a tanto per favorire le squadre del cuore. Adesso forse si vuole emulare Bokassa») ed il presidente della commissione bilancio della Camera, Giancarlo Giorgetti («se nella maggioranza si vuole andare avanti a tutti i costi sono liberi di farlo. Ma se ne assumeranno le responsabilità di fronte all’opinione pubblica»).

(19/03/2004)

© RIPRODUZIONE RISERVATA