Il presidente Percassi si confessa:
Atalanta più passione che business

La «Gazzetta dello Sport» in edicola venerdì 17 febbraio ha dedicato due pagine ad Antonio Percassi, presidente dell'Atalanta. Ecco il titolo: «Percassi: "La mia Atalanta più passione che business"». Ed ecco alcuni dei passi più significativi dell'intervista.

La «Gazzetta dello Sport» in edicola venerdì 17 febbraio ha dedicato due pagine ad Antonio Percassi, presidente dell'Atalanta. Ecco il titolo: «Percassi: "La mia Atalanta più passione che business"». Ed ecco alcuni dei passi più significativi dell'intervista.

CAPITOLO STADIO
«Stiamo facendo uno studio di fattibilità e un'indagine di mercato attraverso un gruppo inglese leader mondiale e attraverso l'esperienza della Juventus, Pensiamo a un impianto da 25-30 mila posti e il costo supera i 50 milioni. La nuova legge sugli stadi dovrà dare chiarezza: ora non si capisce».

IL PR0GETTO IMPRESCINDIBILE, LA SERIE A
«Se non andiamo su, bisognerà rielaborare tutto. Se qualche nostro giocatore pensa che sia fatta, siamo rovinati. Colantuono mi dice che adesso viene il difficile, di lui mi fido: saranno due mesi duri».

L'ALLENATORE E IL GIOCO
«Abbiamo fatto passi da gigante, non è stato facile adattare a questo campionato giocatori di A. Siamo maturati e Colasntuono sa gestire il gruppo in maniera perfetta. Un difetto? Se vincesse ogni volta 3-0 sarebbe meglio... In caso di promozione c'è un accordo privato tra me e lui. Vediamo come va a finire e i patti saranno rispettati».

LA PARTITA CHIAVE
«La sconfitta contro il Livorno. I giocatori hanno capito quel giorno che non c'era niente di scontato e per noi è stata la svolta. Se ho pensato a esonerare Colantuono? Mi sono preso un giorno per riflettere, ma non ho avuto dubbi: avanti con Colantuono».

I SINGOLI
«Tiribocchi si è lasciato crescere i capelli e ha fatto tre gol di fila, poi si è rasato e ne ha sbagliato uno col Siena... Il giocatore che mi ha più colpito è Peluso. È cresciuto tantissimo, e il merito è di Colantuono. Io mi rivedo in Capelli, roccioso e bergamasco come me. Il giocatore dei sogni? Facile, Messi. L'italiano? Matri».
 

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