Donadoni: «Mi alleno col dialetto
con il mio Cagliari bergamasco»

Otto vittorie e cinque sconfitte, questo è il bilancio che può presentare iil mister bergamasco Roberto Donadoni da quando ha assunto la guida del Cagliari subentrando a Bisoli. Domenica ha travolto con un pesante 4-1 il Chievo che aveva sconfitto il Napoli.

Otto vittorie e cinque sconfitte, questo è il bilancio che può presentare Roberto Donadoni da quando ha assunto la guida del Cagliari subentrando a Bisoli. Domenica ha travolto con un pesante 4-1 il Chievo che solo due settimane prima aveva sconfitto nettamente il lanciatissimo Napoli.

Donadoni ha motivo di essere orgoglioso della sua squadra, del lavoro svolto, ma come è nel suo stile non si esalta più di tanto. «Stiamo facendo bene - dice dalla Sardegna - ho trovato un bel gruppo di ragazzi che ha superato con rapidità un momento del tutto particolare».

In questo gruppo ci sono ben cinque bergamaschi...
«Esattamente: Astori, Agazzi, Pelizzoli, Lazzari e Perico, aggiungiamo anche Canini nativo di Brescia ma cresciuto nelle file dell'Atalanta, così come Pinardi che era con noi sino a qualche tempo fa. Inoltre ci sono Laner e Marchetti provenienti all'AlbinoLeffe. Tutti ragazzi in gamba».

Insomma c'è una vera «colonia bergamasca» guidata da un allenatore bergamasco e da un preparatore bergamasco come Andreini. Probabilmente si tratta di un record.
«Penso proprio di sì, perché anche nella stessa Atalanta credo che raramente abbiano giocato contemporaneamente in prima squadra tanti elementi bergamaschi».

Hanno agevolato il suo inserimento in una nuova realtà come quella sarda?
«È stato sicuramente un fatto positivo, ancora di più questi ragazzi si sono resi conto della necessità di fare gruppo, hanno contribuito a superare una fase delicata nella quale la mancanza di risultati aveva determinato qualche incomprensione interna».

Ma qualche volta vi parlate in bergamasco?
«Qualche battuta ci scappa, e la cosa mi fa sorridere, mi tiene allenato, perché ormai io da anni il bergamasco lo parlo solo quando rientro in famiglia a Cisano».

All'inizio della sua carriera Eugenio Perico era considerato un poco il "suo papà". Che effetto le fa allenare suo figlio, una sorta di fratello?
«È una sensazione particolare. Gabriele era il più piccolo, e il mio ricordo era rimasto a quel "mocio" che incontravo sorridente e dispettoso quando andavo in casa sua, cosa che avveniva con una certa frequenza. Ora è un ragazzo in gamba, serio, appassionato, un professionista».

Quali di questi bergamaschi o ex atalantini hanno prospettive importanti?
«Tutti, veramente tutti, anche se ovviamente hanno caratteristiche e qualità diverse. Hanno in comunque una grande passione e professionalità. Per il momento sono giocatori importanti del Cagliari e per il Cagliari».

Su Lazzari, che ha avuto anche l'onore di essere convocato per la Nazionale, si è molto discusso a Bergamo sul ruolo nel quale riesce ad esprimersi al meglio. Qual è, dal suo punto di vista?
«Lazzari è un centrocampista o una mezza punta, lo sta dimostrando in ogni gara».

Che ne è di Acquafresca, la grande delusione della passata stagione per l'Atalanta?
«Si sta riprendendo, sta recuperando fiducia nelle sue possibilità».

Tornerà un grande uomo gol, aumentando così il rimpianto dei bergamaschi?
«Qualche gol l'ha già realizzato, ma ne realizzerà altri. Là davanti si farà sentire. L'importante è che il gol non diventi un'ossessione».

Ma qual è il reale obiettivo del Cagliari?
«La salvezza, una salvezza non sofferta».

Nella situazione attuale di classifica parrebbe illogico parlare di sofferenza, non è possibile alzare l'asticella?
«Nelle ultime stagioni il Cagliari, dopo aver raggiunto la tranquillità, si è un poco rilassato. È quello che dobbiamo evitare quest'anno».

Ha visto giocare l'Atalanta?
«Sì, qualche volta in televisione, l'ho vista anche venerdì scorso contro il Siena e ha disputato un'ottima gara. Le è mancato lo spunto decisivo per il gol, ma il suo potenziale è indiscutibile».

Se nell'estate scorsa l'Atalanta le avesse proposto di ripartire da qui, dalla serie B, avrebbe accettato la proposta?
«Non l'avrei escluso, semmai avrei cercato di capire quali erano i programmi della società. Ora li ho visti, l'Atalanta sta veramente puntando in alto anche in proiezione futura. Lo dimostrano i fatti, le sue scelte. Complimenti».

Elio Corbani

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