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Mercoledì 19 Gennaio 2011
Delvecchio motivato e grintoso:
«Pronto a giocare anche in porta»
Dopo Marilungo, Delvecchio. A Zingonia è stato presentato il secondo acquisto invernale dell'Atalanta, Gennaro Delvecchio, pugliese di Barletta, classe 1978. L'ex giocatore catanese è apparso motivato e sicuro della scelta fatta: «Sono già pronto».
Dopo Marilungo, Delvecchio. A Zingonia è stato presentato il secondo acquisto invernale dell'Atalanta, Gennaro Delvecchio, pugliese di Barletta, classe 1978. L'ex giocatore catanese è apparso motivato e sicuro della scelta fatta, nonostante il passaggio dalla A alla B.
Il primo impatto con i media locali è stato quanto mai sorprendente: il neoatalantino ha risposto mostrando un mordente inaspettato, senza nascondersi dietro farsi fatte. «Sono già pronto, con la testa, l'anima e il corpo - attacca Delvecchio - Non avrò i novanta minuti, ma sono pronto a giocare anche in porta pur di dare una mano alla squadra. So che cosa mi aspetta a Bergamo».
«Ricordo le battaglie tra Atalanta e Sampdoria e le litigate con Cristiano Doni: ci siamo detti di tutto nei rispettivi dialetti. Poi ho conosciuto Cristiano fuori dal campo e abbiamo trovato subito un'intesa. Mi aspetto di giocare in un'arena: se dai l'anima difficilmente vieni fischiato. Questa cosa mi incoraggia, perché queste sono le mie caratteristiche: un lottatore che non molla mai. Spero di fare qualche gol importante».
Sulla panchina atalantina il giocatore pugliese troverà Stefano Colantuono, suo maestro a San Benedetto del Tronto, Catania, Perugia. «Conosco già l'allenatore e lui conosce me, questo è un vantaggio, anche se la presenza del mister non ha inciso più di tanto sul mio arrivo. Vengo in una società importante, storica, e passa quasi inosservato il fatto che l'Atalanta sia nella seria cadetta: poche squadre hanno così tanti abbonati. Colantuono me lo ricordo nei primi anni di carriera come un allenatore piuttosto "selvaggio". Ora ha acquisito esperienza ed è migliorato nello stile e nel comportamento, oltre che tecnicamente».
Delvecchio festeggia il suo arrivo in maglia nerazzurra 5 anni dopo il primo contatto, come conferma il giocatore. «L'idea di venire a Bergamo è nata nel 2005, quando Colantuono era a Bergamo e io a Genova, sponda Samp. Il mister mi chiamava con insistenza per venire, dicendomi che lì ero chiuso da altri giocatori: la accettai come sfida, rimasi in blucerchiato, e arrivai anche in Nazionale. È stata una scelta rischiosa, ma che alla fine mi ha permesso di raggiungere un sogno. Ora mi si è ripresentata l'occasione e non ci ho pensato due volte a dire sì».
Ha lasciato Catania e la serie A per incontrare nuovamente Colantuono: degli ultimi mesi siciliani Delvecchio dimenticherà volentieri le poche presenze sotto la guida di Gianpaolo. Nelle ultime ore la squadra etnea ha cambiato mister: Delvecchio afferma di non averci mai ripensato, suggerendo alla moglie dubbiosa di affrettarsi per il trasferimento a Bergamo.
«A Catania non ho avuto nessun problema fisico, ho avuto poco spazio per scelta tecnica. Ora hanno cambiato mister, ma questo non m'interessa: non ci ho mai ripensato, perché arrivo in un ambiente ricco di entusiasmo ed organizzato. Ho 32 anni, ma oggi me ne sento 24-25. Ora mi aspettano quattro mesi di fuoco con la maglia nerazzurra».
Il numero 40 atalantino è stato presentato così dal direttore sportivo Gabriele Zamagna. «Non è un'operazione in controtendenza rispetto alla politica societaria di ringiovanimento della rosa. Gennaro è una persona funzionale al nostro progetto tecnico futuro, per la sua esperienza, fisicità, personalità e carica agonistica. Ha sottoscritto un contratto triennale e arriva dal Catania in prestito con diritto di riscatto per una cifra irrisoria».
«A centrocampo abbiamo concorrenza, ma siamo legati alle incognite dei centrocampisti sudamericani. Delvecchio ha voluto fortissimamente l'Atalanta, rinunciando a una garanzia economica che il Catania poteva garantirgli. Non è usuale un comportamento del genere nel mondo dei calciatori, solitamente abituati a sposare progetti senza rimetterci niente».
Simone Masper
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