Sport
Venerdì 03 Settembre 2010
Atalanta, Percassi:«Sono sereno
Andrei ancora alla festa della dea»
Buongiorno presidente, domenica l'Atalanta torna al Comunale. Preoccupato?
«Preoccupato? Felicissimo direi: riempiremo di nuovo lo stadio di tifosi. Di famiglie».
Scusi, ma ha scordato gli incidenti alla Berghem Fest?
«Affatto. Ma domenica lo stadio lo riempiremo comunque. L'Atalanta non c'entra con i fatti di Alzano».
L'Atalanta no, gli ultrà che tifano per l'Atalanta sì.
«Considero tifosi dell'Atalanta quelli che si comportano civilmente. Gli altri non appartengono al calcio che abbiamo in mente».
Senza offesa: è un po' debole come posizione.
«Non mi pare giusto che ci considerino responsabili per fatti che succedono in manifestazioni politiche. Noi facciamo calcio. Allo stadio».
Il procuratore capo del tribunale di Bergamo, Adriano Galizzi, ha detto alla Gazzetta: «I presidenti dovrebbero tenere le distanze da certi personaggi». Chiaro il riferimento alla sua partecipazione alla Festa della Dea.
«Non capisco: mi risulta che quella fosse una manifestazione regolarmente autorizzata dalle forze dell'ordine, perché non ci dovevo andare?»
Questione di opportunità, è chiaro.
«Mah. Mi hanno invitato e sono andato con l'obiettivo di sensibilizzare i tifosi, perché 60 mila presenze in cinque sere sono un'occasione. Sono andato a parlare ai tifosi veri, a invitare le famiglie allo stadio. Visto il numero degli abbonamenti, mi pare ne sia valsa la pena».
Ma in concreto, davvero lei ritiene che basti il comunicato del giorno dopo a chiudere la questione?
«Magari no. Ma cosa possiamo fare?».
Per esempio potreste dire: da domani venderemo i biglietti solo a chi ha la tessera del tifoso.
«Ci abbiamo pensato e abbiamo chiesto un parere agli avvocati e alla Lega».
Quindi lo farete?
«Macché. La Lega ci ha detto: "Bella, bellissima idea, ma non si può fare"». Non si può fare?!
«No, perché non è previsto dalle norme vigenti. Ora aspettiamo il nuovo decreto, quello di settembre. Ma se non nel rispetto delle leggi, io come mi posso muovere?».
Magari evitando di riservare biglietti agli ultrà...
«Smentisco categoricamente anche questo. L'Atalanta non dà biglietti agli ultrà: li vende a chi li vuole acquistare».
Lei nega che c'è una quota di biglietti destinata ai frequentatori della curva che non si sono abbonati?
«Lo nego perché le cose non funzionano così. Noi, come tutte le società di calcio, abbiamo l'obbligo di riservare un certo numero di posti alla vendita dei biglietti. Lo facciamo per ogni settore, non solo per la curva Pisani».
E lei nega che parte di questi biglietti vanno alla parte più calda della curva, quella che si ribella alla tessera del tifoso?
«I 400 biglietti che abbiamo riservato sono in vendita libera, li acquista chi vuole, liberamente. Se lei va in ricevitoria e ci sono ancora posti disponibili, può acquistare il biglietto in curva Pisani...».
Quindi lei è sereno.
«Sì, e se mi invitassero andrei di nuovo alla Festa della Dea. Per la gente, per le famiglie. Stiamo pensando ad altre iniziative per le famiglie, le scuole, gli oratori. I fatti di Alzano hanno fermato gli abbonamenti, ci hanno danneggiati. Ma ripartiremo, io credo nei bergamaschi. Vogliamo lo stadio pieno, sempre».
Almeno poi potrà costruirne un altro.
«C'è poco da scherzare. Nella stanza qui a fianco ci sono degli spagnoli che stanno parlando di stadio con uno dei miei figli. Siamo quasi pronti, saremo concreti».
Tempi, costi, idee. Dica.
«Fra due mesi faremo la nostra proposta all'Amministrazione comunale, entro fine campionato spero di avere risposte definitive. Il sogno è cantierare prima di fine 2011».
Per avere lo stadio quando?
«Non ci penso...».
Costi?
«Solo per lo stadio 50 milioni. Il resto dipenderà dagli accordi, se li troveremo».
Lei ha parlato di Amministrazione Comunale al singolare. Vuol dire che resterà in città?
«Sì, adesso lo posso dire: l'obiettivo è costruire lo stadio in città».
Alla Grumellina?
«Non ci sono molte altre aree...».
Lì potrebbe realizzare il suo progetto di «Mondo Atalanta»?
«Stadio e relative infrastrutture esigono 150 mila metri quadrati, lì ce ne sono quattro volte tanti. Il problema non è lo spazio».
Lei cos'altro vorrebbe fare?
«Non è questo il momento per parlarne. Con gli amministratori vogliamo fare discorsi seri e trasparenti, non ci serve pubblicità».
Leggi l'intervista integrale di Pietro Serina ad Antonio Percassi su L'Eco in edicola il 3 settembre
© RIPRODUZIONE RISERVATA