Ritiro, la «Seigiorni» di Zingonia
tra campo, playstation e briscola

Cronaca di una giornata in ritiro. Lunga, parecchio noiosa, di certo nemica abituale di ogni giocatore a qualsiasi latitudine. Difficile sorbirsi il sabato prepartita, ancora di più l'intera settimana che precede un match che sa tanto di ultima spiaggia: l'Atalanta è chiusa tra i quattro muri di Zingonia da lunedì pomeriggio e lì resterà fino alla gara di domenica contro il Livorno.

Perché una settimana in ritiro non è certo come stare in miniera, come aveva allegoricamente ricordato Lino Mutti nella conferenza stampa del martedì, ma allora cosa significa trascorrere intere giornate con la testa concentrata esclusivamente sul lavoro? Cosa fanno venti e più giocatori a stretto contatto per sei giorni di fila, senza alcuno spazio per affetti, svaghi o distrazioni di qualsiasi genere?

Sono le domande che ci siamo posti e alle quali abbiamo provato a rispondere, inserendo, nei due giorni appena trascorsi, una serie di telecamere immaginarie in ogni angolo del Centro Bortolotti. Sveglia alle 8,30 dice il programma e, successivamente (entro le 9,30), colazione, con il gruppone che, dunque, si sposta in sala ristorante per il primo pasto, con tanto di lettura dei quotidiani di giornata, scelti da ognuno nell'immancabile mazzetta. I più gettonati? Manco a dirlo quelli sportivi, giusto per tenere la testa sempre ben piantata sul lavoro.

Poi viene il momento dell'attività vera e propria da calciatore e, quindi, in una giornata come mercoledì caratterizzata da un doppio allenamento, spazio alla prima seduta sul campo, della durata di un paio d'ore. Quando, invece, è in scaletta un solo allenamento, come nel caso di giovedì, la mattina, verso le 10, è riservata a una riunione tecnica corredata dalla visione collettiva di una serie di video.

Alle 12,30 c'è il pranzo, poi riposo di un paio d'ore fino alle 15, quando solitamente si svolge la seduta pomeridiana: più lunga del solito, dato che, in ogni caso, il tempo non stringe di certo. Terminate le docce, sono già le 18 passate e, di lì a poco, è ora di cena (18,45).

La serata offre le classiche attività da ritiro e, così, si scopre che, nel calcio del terzo millennio, l'idea della partita a carte non è ancora tramontata. Chi preferisce evitare il briscolone si adagia davanti ai maxischermi a gustarsi un film o qualsiasi programma televisivo offerto da uno degli infiniti pacchetti della pay-tv.

Poi, tutti a letto, con gli ultimi momenti della giornata differenziati tra chi telefona a casa, chi si concede una partitina alla playstation e chi naviga in Internet con il portatile. Insomma, una settimana in ritiro non sarà certo uno spasso ma, in fondo, è di gran lunga meglio della miniera.
 Matteo Spini

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