Sport / Valle Seriana
Martedì 23 Febbraio 2010
Gromo, la piazza freme per Pasini
E' ottavo, ma applaude comunque
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Gromo aveva preparato le chiavi del campanile per far risuonare un sogno, ora fa risuonare i campanacci e offre birra per celebrare gli amici. Se questa è una sconfitta, è una meravigliosa, olimpica, sconfitta. Eppure alle sette della sera c'era un profumo diverso nell'aria. Ripiove. Ma è una pioggia lieve che innaffia l'attesa come l'acqua le rose. Gromo sgocciola fiducia e nel frattempo ha riaperto serrande e teli.
Lunedì chiuso, recita il cartello del ristorante «Posta al castello». Ma per i Pasini e il suo Club porta e cuore sono sempre spalancati. Quello di Giuseppe Manfri Pellegrinelli, presidente del Club Santus-Pasini, ha ingannato l'attesa montando 120 metri quadri di telone e cinquanta sedie all'asciutto. «Così siamo al cinema», sorride Rinaldo e il cartellone che lancia «Baciami ancora» sembra un'invocazione: baciala ancora, ‘sta medaglia, caro Renato. Era il 23 febbraio, quella notte di tre anni fa. Cristian Zorzi e Renato Pasini, volavano nell'oro, a Sapporo.
«Quella medaglia è qui», in 4 metri per 5 di una gigantografia. «Ma la teniamo lì sotto: scaramanzia», sorride nervoso Manfri. Scaramanzia, già. Perché stanotte è la notte di Renato, stanotte la sua staffetta è anche quella di Gromo: niente cena sprint, via al buffet sprint. Frittelle, formagella, salame, crostata di frutti di bosco e 20 litri di vin brulé. Si sgranocchia l'attesa. «Renato ha dormito come un pascià, io neanche un po'», si divora le unghie Daniela, la moglie di Renato e intanto spiega che Fabio l'ha presa bene. Per forza. RadioGromo dice che Fabio potrebbe essere il jolly (riserva) della 4x10, Eli Pedretti, sindaco di Valgoglio e presidente della Comunità montana, sciolina ottimismo. «Sono qui perché sono certo che vinciamo. Renato è partito da Valgoglio ed è arrivato alle stelle. Stanotte può essere la sua notte».
Alle otto e mezzo la notte di Gromo fa capolino dal tendone. «Dai Tino», scampana Manfri. Ci siamo. Parte Zorzi, «vuol dire che non sta bene», dice Rinaldo, Renato chiuderà. «È il contrario di Sapporo». Brutto segno? «Zorzi c'è, Zorzi c'è», urla Manfri, poi Renato. «Tinooo», urla la piazza e risuona il corno di Giuliano. È quello di Oslo, Giuliano lo fa risuonare mentre Renato chiude quarto. Silenzio e attesa. Poi il verdetto: siamo quarti, «grazie dello scherzo Tino», urla Manfri e passa il testimone al buffet. Un'ora che non passa mai, un antipasto crudele.
Italdonne quarte, ma ora è la notte. Zorzi subito, poi Renato. «Gromo è tutta con gli occhi qui», urla Eurosport. Boato e silenzio. Parte Zorzi, parte Renato, riparte Zorzi e cade. «Nooo», implode Gromo, poi sospira. Zorzi c'è, «vai Zorro». Zorro non va, c'è Renato Pasini all'ultimo giro. È sesto, «non mollare», invoca Gromo. Renato non molla, ma gli altri volano. Non è oro, non è argento, non è bronzo. È ottavo. Un grande applauso lo sommerge. È il cuore di Gromo, e luccica orgoglio. S.P.
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