Occhi puntati su Cristiano Doni
il suo è un ruolo fondamentale

Mancano ormai pochissimo al ritorno di Lino Mutti sulla panchina bergamasca dopo più di dieci anni di assenza. Di quella squadra, che sfiorò la serie A nel 1998/1999, ritroviamo ancora in maglia nerazzurra i fedelissimi Gianpaolo Bellini e Cristiano Doni. Mentre il terzino di Sarnico giocò solo 4 partite esordendo negli ultimi mesi di campionato, il cardine di quella squadra era sicuramente l’odierno capitano, allora venticinquenne.

A distanza di più di un decennio le cose dalle parti di Zingonia non sono affatto cambiate: Doni ha sposato la causa atalantina, ed esclusa una rapida parentesi con le maglie di Sampdoria e Maiorca dal 2003 al 2006, ha sempre indossato la casacca nerazzurra proprio a partire da quella stagione, diventando il miglior marcatore di sempre della storia atalantina con 98 reti.

Lasciando alle spalle il passato ricco di soddisfazioni, il presente in casa atalantina è senza dubbio preoccupante. Cosa è mancato all’Atalanta per riuscire a ripetere le imprese della band Del Neri? Oltre al mister friulano e a Sergio Floccari, è pesata l’assenza di capitan Doni. Per il trentaseienne cittadino benemerito di Bergamo fino a questo momento è stata una stagione da dimenticare: una media presenze inferiore alle altre stagioni, zero reti realizzate e una condizione fisica altalenante a causa dei continui problemi muscolari, senza dimenticare le scelte dell’ex allenatore Conte, che ha spesso lasciato in panca l’unico atalantino in grado di illuminare il gioco offensivo. L’arrivo di Bortolo Mutti può essere l’ago della bilancia della stagione.

L’Atalanta per riemergere ha bisogno dei suoi “senatori”. In primis proprio Doni è l’uomo giusto per caricare l’ambiente in vista di questa “lunga salita”, come l’ha definita il neo allenatore atalantino. Le armi vincenti? Guidare il gruppo in campo e durante la settimana, caricando i giovani, i meno utilizzati e chi in questi ultimi mesi ha perso fiducia nelle proprie possibilità, fornendo prestazioni al di sotto delle aspettative. Importante sarà anche il rapporto tra allenatore e capitano: il ruolo del numero 72 bergamasco sarà fondamentale in queste prime settimane, per aiutare Mutti a conoscere al meglio la squadra.

Il fatto che Doni sia tornato a parlare con la stampa può essere visto come un bisogno di sfogo, oltre che di chiarimento, che permetterà al capitano di resettare tutto ciò che è stato fatto fino ad ora per ripartire da capo, attraverso le sue solite armi: lotta senza paura, fantasia e finalizzazione. Solo con questa base l’Atalanta potrà trovare sé stessa e i punti necessari per puntare alla salvezza. Come riferito dallo stesso giocatore, questo può essere l’ultimo anno della sua carriera: ragione in più per concludere in bellezza, raggiungendo la salvezza e i 100 gol con la maglia nerazzurra. Simone Masper

© RIPRODUZIONE RISERVATA