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Venerdì 27 Novembre 2009
Jura a Bergamo: «Peccato
il grande basket non c'è più»
Rimpatriata in città di Chuck Jura, l'americano del Nebraska, artefice indiscusso di quell'Alpe che trascinò nei primi anni Ottanta per la prima e sinora unica volta il basket di serie A1 a Bergamo. Adesso cinquantanovenne, vive tra il Nebraska e in Florida.
«Lo sceriffo del Nebraska» così era etichettato negli indimenticabili anni giocati in Italia in quanto il papà era stato sceriffo a Columbus, ha lasciato un ricordo indelebile tra gli appassionati orobici del pallone a spicchi. «Fui contattato - sono parole dell'ex campione - nell'estate del 1982 dall'allora presidente dell'Alpe, Dante Signorelli, personaggio con la "P" maiuscola sotto ogni aspetto perché il suo obiettivo era di regalare ai bergamaschi la pallacanestro d'élite. Sposai subito il suo progetto e firmai senza indugi il contratto apprezzando, tra l'altro, la scelta di Carlo Recalcati nel ruolo di allenatore».
Un attimo di pausa e Jura riprende a ruota libera: «Fu un campionato eccezionale. Vincemmo la gara inaugurale a Brindisi e da quel momento nessuno ci spodestò dalla vetta della classifica. Conquistammo la promozione in serie A1 con un paio di mesi di anticipo rispetto alla naturale scadenza del campionato. Sì, in effetti diedi il mio bel contributo per centrare quel traguardo ma mai dimenticare l'apporto dei vari Kupec, Meneghel, Natalini e Giommi. Un discorso a sé lo merita Flavio Carera: aveva appena compiuto 18 anni e lo presi sotto la mia ala protettrice. Esplose subito tanto da essere ingaggiato a fine campionato dal già titolato Livorno. Inoltre non dimenticherò mai il grande sostegno dei tifosi dalle gradinate del palasport che registrava quasi sempre il tutto esaurito. Per me c'erano i puntuali incitamenti e slogan che mi spronavano a dare il massimo».
Jura si è rammaricato per la mancanza del basket d'élite nel nostro territorio: «Un vero peccato, soprattutto se penso che durante la mia permanenza il "movimento" si era fortemente ingigantito con l'Alpe che veniva additata come esempio. Bergamo, città calciofila per tradizione grazie all'Atalanta, si era convertita con le dovute proporzioni anche al basket».
Infine, l'inossidabile Chuck ci ha riservato una sorpresa: «Mi rivedrete presto dal momento che il prossimo anno, nonostante gli anni che mi ritrovo, tornerò per giocare. A Milano c'è una squadra che porta proprio il mio nome e che disputerà il torneo di Seconda divisione. Con me indosseranno di nuovo scarpette, magliette e pantaloncini alcuni giornalisti di quei tempi ed ex atleti. Non solo ci divertiremo, ma non avendo perso la mia mentalità vincente guai se non andremo alla ricerca dei migliori risultati». È il caso di dire che il lupo perde il vizio ma non il pelo.
Arturo Zambaldo
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