Inceneritori e sci
In Danimarca si può

Fra un paio d’anni, i danesi potranno sciare sul tetto del nuovo termovalorizzatore di Copenhagen. I lavori per la pista sono iniziati nel marzo 2013 e finiranno nell’estate del 2017. L’inceneritore dal nome impronunciabile, Amagerforbrændingen, alla periferia della capitale, oltre a bruciare rifiuti organici per produrre energia e riscaldare le case sarà anche centro per sport invernali.

Una autentica follia, penseranno i più. In realtà i danesi sono ben vigili sull’impatto ambientale e soprattutto sulle emissioni inquinanti. In assenza di discariche, la Danimarca ha puntato tutto su una trentina di termovalorizzatori e altri dieci sono in costruzione. Quanto a impatto ambientale, anche Vienna non scherza. Basti pensare che l’inceneritore di Spittelau (1971) è stato ridisegnato esternamente da un eccentrico artista-architetto-ecologista austriaco, Friedensreich Hundertwasser dopo un incendio nel 1987.

Esempi come questi in Europa non mancano. La Svizzera ad esempio brucia quasi il 100% dei rifiuti. In molte altre città, i termovalorizzatori sono sorti nelle immediate periferie.

Ciò non significa che «inceneritore è bello», ma che la via dei termovalorizzatori è ormai aperta e segnerà inevitabilmente anche il futuro, a meno che si voglia tornare alle discariche a cielo aperto, ormai stracolme, dove svolazzano ogni genere di uccelli. Va da sé che non basta la pennellata di un artista o l’ardito progetto di un archistar per cancellare le paure più che motivate della gente. Il problema delle emissioni resta e se non si vuole fare marcia indietro è qui che giustamente si deve intervenire secondo le direttive comunitarie. Ciò che chiedono Comitati e Legambiente (ma non solo loro) è un controllo severo e senza condizioni, che possa dare risposte concrete, abbattere ceneri e fumi e abbattere le paure delle persone che vivono nei pressi degli impianti.

Il caso di Filago è emblematico e scottante. Lo scorso ottobre ha ricevuto il decreto di compatibilità ambientale per l’aumento di capacità di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi. Parallelamente sono arrivate le rassicurazioni dell’assessore regionale Claudia Terzi, in considerazione che le analisi ambientali ed epidemiologiche di Arpa e Asl non hanno fatto emergere alcuna criticità dal punto di vista sanitario. Ora però si attende l’installazione dei sistemi all’avanguardia (Denox catalittico) per ridurre anche le emissioni inquinanti nell’aria (Pm10, ossido di azoto, ammoniaca). Basteranno questi filtri a scongiurare pericoli per la salute? Lo vedremo. Recuperare energia è importante. Ma, come si suol dire, la salute viene prima di tutto.

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