Sea e Sacbo
Newco in vista?

Sul fatto di andare insieme ci sono pochi dubbi, soprattutto sul versante bergamasco. I soci di Sacbo si sono ormai convinti che stare soli nei tormentati cieli del Nord non sia poi così conveniente. Soprattutto in prospettiva. Il matrimonio con la milanese Sea s’ha quindi da fare, il problema è semmai come.

Un semplice problema di dote, ovvero chi porta cosa. E soprattutto quanto. Una fusione tout court porrebbe il lato bergamasco in una posizione oggettivamente minoritaria, tale da mettere a repentaglio qualsiasi possibilità futura di autonomo sviluppo. Troppo diverse le società, non solo nei dati macroeconomici, e nemmeno per numero di merci e passeggeri. Che non sono poi dati così sovrapponibili, perché un passeggero di un intercontinentale da Malpensa ha un peso specifico comunque diverso di quello di un low cost per Weeze, solo per fare un esempio banale. Senza dimenticare che Sea detiene il 30,98 di Sacbo medesima, ed è un’ulteriore diminuzione del peso specifico orobico in una fusione secca.

Una risposta su come fare questo matrimonio arriverà lunedì mattina, quando Stefano Paleari, rettore in scadenza dell’Università di Bergamo, presenterà ai Consigli d’amministrazione di Sacbo e Sea (collegati in videoconferenza) il risultato dello studio che le due società gli hanno commissionato all’inizio dell’estate.

Paleari è anche (e soprattutto, in questo caso) direttore scientifico di Iccsai, il Centro di ricerca sulla competitività aeroportuale nato ad Orio, e qualche possibile spunto è già desumibile dal’ultima edizione del Fact Book 2015, il «who’s who» del settore dato alle stampe a luglio. In sede di presentazione, Paleari evidenziò chiaramente come il quadro europeo vedesse una chiara tendenza alla concentrazione delle compagnie aeree, in presenza di una frammentazione del sistema aeroportuale: una forte debolezza (anche contrattuale) di quest’ultimo. Ergo, nessun dubbio sulla necessità di mettere insieme Sea e Sacbo: del resto il modello che sta emergendo a livello europeo vede dimensioni almeno regionali. E, al di là dei campanili, Malpensa, Linate ed Orio nei cieli europei vengono considerati sistema omogeneo (con diverse vocazioni) alla stregua di quanto succede per Gatwick, Heathrow, Stansted e Luton a Londra, per fare un esempio.

Ma torniamo al nocciolo della questione: come mettersi insieme? Di ipotesi ce ne sono diverse, ma quella che pare raccogliere maggior consenso vedrebbe la costituzione di una newco alla quale conferire le quote Sea e Sacbo. Attenzione, non tutte quelle milanesi (sennò saremmo punto e a capo), ma il necessario a far far sì pendere comunque l’ago della bilancia dal lato Sea, ma non in modo così schiacciante. Senza dimenticare che Milano intende comunque quotarsi in Borsa, il che ha il suo peso in queste dinamiche.

Lunedì il quadro sarà più chiaro, fermo restando che qualsiasi decisione dovrà sì essere ratificata dai Cda, ma anche dai soci. Quindi ci sono passaggi eminentemente politici, e il cammino non si annuncia brevissimo. Rapido sì, ma comunque con una certa qual complessità.

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