In carrozza con Trenord?
Grazie, meglio l’acciaieria

Meglio l’acciaieria, grazie. E mica una qualsiasi, quella di Terni, un posticino bollente (in ogni senso) legata a quella ThyssenKrupp che evoca tristi ricordi. Eppure, piuttosto che salire in carrozza in Trenord, Lucia Morselli ha preferito restarsene in Umbria. Con tanti saluti a Roberto Maroni, governatore lombardo che sperava di avere risolto una volta per tutte quell’incubo della società che gestisce il servizio ferroviario regionale.

C’è da dire che il Bobo leghista non ha grande fortuna con il gentilsesso, considerato che è la seconda volta che gli va male: prima il flop con Laura Cavatorta, amministratore delegato di AirOne, ora il bis con la Morselli. Uno dal suo punto di vista verde padano cerca di vedere il mondo un po’ in rosa ma si ritrova a fare i conti con un futuro nero. Capita...

Lei non ha fatto una piega e ha giustificato la sua scelta con le più classiche «motivazioni personali». E ora dalle parti di piazzale Cadorna ricomincia il valzer dei possibili nomi da mettere alla guida di Trenord, una partita mica da ridere dopo le vicissitudini giudiziarie di Giuseppe Biesuz e il lungo interregno di un uomo da ferrovia come Luigi Legnani. Perché mettere le mani in quell’autentico ginepraio che sono le ferrovie lombarde è un’impresa da stomaci forti, quasi come quelli dei pendolari che ogni santo giorno affrontano viaggi a metà tra il tragico e il comico.

Giulio Andreotti diceva che ci sono due tipi di matti, quelli che si credono Napoleone e quelli che vogliono sistemare le ferrovie italiane, e in scala ridotta il discorso pare valido pari pari per quelle lombarde. C’è chi dice che il potentissimo Mauro Moretti, per anni deus ex machina di Fs sia rilassatissimo dopo essere sceso dal treno ed essere passato a Finmeccanica: che non è proprio un posticino tranquillo, per capirci. Ma tant’è, ora tra un Pirellone sempre più sconfortato (mai come i pendolari...), piazzale Cadorna e le segreterie dei partiti (hai visto mai...) i telefoni sono tornati a farsi bollenti.

Torna così a prendere quota anche il nome di Giuseppe Bonomi, già circolato in passato nell’ipotesi di estendere il progetto Trenord a Veneto e Piemonte con la benedizione di Trenitalia, socia al 50%: uomo da sempre vicino alla Lega, con trascorsi pesanti in Alitalia prima e Sea poi. Abituato a volare alto per vocazione e mestiere, questa volta dovrebbe tornare con i piedi per terra. Anzi, terra terra.

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