Centostazioni?
Ce ne basterebbe una

Cento, cento, cento... Magari a ripetere il mitico refrain dI «Ok, il prezzo è giusto» quelli di Centostazioni mettono fuori il muso e si degnano di rispondere al gentile invito della 2ª Commissione consiliare del Comune di Bergamo che gradirebbe dare un’occhiata all’infinito cantiere della stazione e fare il punto della situazione.

Al tardo pomeriggio di mercoledì 5 novembre non c’era ancora notizia alcuna. Il solito puntuale ritardo, insomma. Con un cambio di tattica in corso. Se prima si tendeva a prendere tempo e a sottolineare le difficoltà di accedere ad un cantiere in corso, ultimamente Centostazioni ha scelto la strada della latitanza e del silenzio semplice. Zero comunicazioni e soprattutto zero risposte.

Normale che i consiglieri comunali comincino ad irritarsi. Già il progetto lascia (appena appena) perplessi e la sensazione di avere ciccato un’occasione storica comincia sempre più a prendere forma: ci manca solo un atteggiamento del genere, quanto meno irrispettoso nei confronti di chi, comunque la si voglia vedere, rappresenta una città.

Pare che dalle parti di Centostazioni (e multiforme galassia di società allegate) si siano un attimo irritati per il pressing di Palafrizzoni di questi ultimi mesi. Del resto la situazione del cantiere era lì da vedere fino a poco tempo fa: numero di operai al minimo e lavori avanti piano, quasi indietro. Ora le cose sembrano andare meglio, la struttura della tettoia trasparente che fungerà da avancorpo all’edificio comincia a prendere forma e si spera per fine anno che i lavori siano davvero finiti.

Solo che i consiglieri comunali vorrebbero capire un po’ di cose: per esempio come sia stato possibile mettere quegli assurdi «binari» per consentire alle biciclette di passare agevolmente nel sottopasso, salvo poi scoprire che sono del tutto inadatti. Per non parlare degli ascensori piazzati strategicamente al centro di un sottopasso già angusto di suo. E ancora, la barriera architettonica al primo binario e via andare...

Tutti elementi che purtroppo non fanno propendere per un lieto fine, e volendo essere buoni capiamo persino l’irritazione di Centostazioni per le pressioni (legittime) del Comune: il tempo e la fretta non rientrano proprio nel loro Dna. Del resto ne hanno 100 di stazioni da gestire, ma a noi basterebbe avere indietro la nostra. Ma tant’è, alla fine uno in stazione ci parte e arriva: una volta uscito si trova davanti il nuovo volto di piazzale Marconi e... Vabbè, lasciamo perdere.

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