«Un pezzettino di me
nel libro del Papa a Fidel»

I miei quattro affezionati lettori ieri han rischiato di perdermi a causa di un infarto quando ho saputo il titolo dei due libri che il Papa ha regalato a Fidel Castro (in lingua spagnola) «La nostra bocca si aprì al sorriso» e «Vangeli scomodi» (Edizioni Gribaudi) di Alessandro Pronzato.

l rischio di colpo apoplettico è dovuto al fatto che il primo dei due volumi ha un capitolo (il 29°) tutto dedicato a me «Don Panfilo: quando un prete cavalca l’asina di Balaam». Il pensare di far parte (sia pure in un angolino) del pacchetto regalo del Papa a Fidel quasi quasi mi ha mandato all’altro mondo. Il volume di Pronzato ha come sottotitolo “Umorismo e fede” e porta la questione dell’umorismo nella Chiesa e nella Religione e risponde ad alcune domande frequentissime: La fede lascia posto all’umorismo? Ma cosa c’è da ridere? Voglia di ridere, perché? Inoltre stabilisce dei rapporti: Umorismo, un’opera di misericordia inedita; umorismo come dovere; umorismo come prova di umiltà.

Nell’incipit del 29° capitolo del suo libro, quello che mi riguarda, Don Pronzato ricorda le mie due operette L’Asina e il Sinodo, a cui egli (lo dice lui stesso) attinge quando deve parlare a preti e vescovi… L’Asina in realtà come titolo intero ha «Le opere minori dell’Asina di Balaam» e faccio credere che si tratti di un rotolo trovato tra i famosi reperti di Qumran e che nessuno ha saputo tradurre essendo scritto in orobico antico. Io da orobico moderno l’ho tradotto e dato alle stampe, ma cercando di stare il più vicino possibile all’originale, per cui ne esce un testo in bergamasco maccheronico che contribuisce ad accrescere la comicità del contenuto. I vari «frammenti» del rotolo qumramico avevano come lontano riferimento la situazione ecclesiale della nostra diocesi, per cui la loro pubblicazione non fu proprio gradita a tutti. La «povera» on. Vittoria Quarenghi, un’amica, quando mi vide dopo averla letta, mi disse che l’aveva letta tre volte: una per ridere, e aveva riso tanto; una per misurarne il grado di cattiveria (e lo aveva trovato alto) e una perché, sembrandole impossibile che io avessi perso l’amore alla nostra Chiesa, voleva vedere se invece di questo amore ci fosse anche solo una minima traccia. Mi rasserenò quando mi disse di averne trovato tantissimo.

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