Tutto a testa in giù?
Madre Teresa di Calcutta

«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». (Luca 14, 12-14)

Ci sono pagine di Vangelo che risultano insopportabili per chi le legge. Appaiono paradossali, scompigliano il lettore, lo mettono in discussione al punto da ritenere insensata e impraticabile la proposta cristiana. Qualcuno potrebbe perfino sostenere che Gesù, contro ogni buon senso, colloca tutto a testa in giù. Non solo qui ma anche in altri discorsi egli afferma che gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi, che il più piccolo è il più grande, che bisogna perdere la vita per guadagnarla, che peccatori, pubblicani e prostitute avranno la precedenza sui farisei e sui giusti alle porte del Regno. Che sono beati i miti in un mondo violento, i misericordiosi in una società di interessati… Eppure alcune di queste “strane” pagine hanno motivato e dato senso all’azione di molti santi e testimoni cristiani. Madre Teresa di Calcutta, che sarà canonizzata il prossimo 4 settembre, è una di questi.

Agnes Gonxha Bojaxhiu, questo è il nome di Madre Teresa di Calcutta, nasce da una benestante famiglia albanese il 27 agosto 1910 a Skopje, oggi Macedonia. Il 25 settembre 1928, Agnes lascia la sua città per andare in Irlanda, a Rathfarnham, vicino a Dublino. Le suore Missionarie di Loreto, nelle quali entra, la mandano in India. Nel 1931, Mary Teresa del Bambin Gesù pronuncia i suoi primi voti; nel 1937 fa la professione perpetua. Per volere dei superiori, insegna geografia e religione al Collegio di St.Mary a Entally di Calcutta, di cui diventa anche direttrice. La miseria e la sofferenza di quella città non la lasciano in pace. La notte del 10 settembre 1946, suor Teresa sente di essere chiamata a servire i più poveri tra i poveri. E’ una “vocazione nella vocazione”. Nel 1948 chiede e ottiene il permesso di lasciare l’istituto di Loreto per dedicarsi interamente ai poveri. Madre Teresa fonda così, nel 1950, le suore Missionarie della Carità, prima presenti solo in India e, dopo il riconoscimento del diritto pontificio (1965), attive in più di cento Paesi, dove gestiscono scuole di periferia, ospedali per lebbrosi o malati di Aids, centri di accoglienza per orfani, handicappati, moribondi. A loro, ancor prima della fine del comunismo, viene concesso di aprire case in Urss (e a Cuba).

Il 10 dicembre del 1979, Madre Teresa riceve ad Oslo il premio Nobel per la pace. Muore a Calcutta il 5 settembre 1997. Alcuni mesi prima, viene eletta la nuova superiora generale dell’Ordine: suor Nirmala Joshi, un’indiana convertita dall’induismo al cattolicesimo.

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