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Mercoledì 05 Novembre 2014
La libertà religiosa
e i limiti dell’Europa
Non cessano nel mondo le persecuzioni e le violenze a causa della fede. Anzi la situazione sta peggiorando, il rispetto della libertà religiosa continua a diminuire e i cristiani si confermano ancora una volta il gruppo religioso maggiormente perseguitato.
È una fotografia a tinte fosche quella scattata dal Comitato di redazione del Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. Un lavoro che ha coinvolto 20 specialisti di tutto il mondo ed è stato presentato oggi a Roma. Il Rapporto ha analizzato in 196 Paesi le violazioni subite dai fedeli di ogni credo e non solo dai cristiani.
È emerso, purtroppo, che nel periodo compreso tra l’ottobre 2012 e il giugno 2014, dei 196 Paesi analizzati, in ben 116 si registra un preoccupante disprezzo per la libertà religiosa, ovvero quasi il 60%. Ma non è tutto. La situazione va peggiorando: nel giro di due anni, il Rapporto evidenzia condizioni di peggioramento in 55 Paesi, cioè nel 28% dei Paesi analizzati. In pratica – ha sottolineato il presidente del Comitato di redazione, Peter Sefton-Williams – solo in 6 Paesi si è registrato un lieve miglioramento della situazione.
Nella “mappa” geografica disegnata dall’Acs, 81 dei 196 paesi del mondo (41%) vengono identificati come luoghi in cui la libertà religiosa è compromessa o è in declino. Per un totale di 35 paesi (18%) sono state rilevate istanze “preoccupanti” mentre 20 sono i Paesi identificati come luoghi di “elevato” grado di violazione della libertà religiosa, dove cioè la libertà religiosa non esiste. In 14 di questi Paesi, la persecuzione è a sfondo religioso ed è legata all’estremismo islamico (Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Iran, Iraq, Libia, Maldive, Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Somalia, Sudan e Yemen).
Negli altri 6 Paesi, la persecuzione religiosa è perpetrata da regimi autoritari (Azerbaigian, Myanmar, Cina, Corea del Nord, Eritrea e Uzbekistan). Nel delineare alcune vie di risoluzione del problema, Sefton-Williams ha chiamato in causa il ruolo delle comunità religiose stesse. In questo senso sono da apprezzare iniziative come quella presa recentemente dai 122 saggi musulmani che hanno rivolto al leader dell’Isis una lunga lettera per dichiarare che quanto lo Stato islamico sta facendo in Medio Oriente è contrario ai precetti di un Islam autentico.
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