«Cari mamma e papà
lasciateci giocare»

Lo dicono i ventimila bambini e ragazzi che hanno partecipato alla ricerca promossa da Azione Cattolica ragazzi (Acr) a livello nazionale su «Dove vado a giocare?». Sotto analisi i luoghi dove i bambini vanno abitualmente a giocare ma anche, più in generale, il loro utilizzo del tempo libero e i loro desideri.

È un argomento che ci è sembrato particolarmente interessante approfondire proprio ora, quando bambini e ragazzi sono impegnati a compilare lunghe liste di giocattoli per inserirle nelle letterine dirette a Santa Lucia, Gesù Bambino e alla Befana. Ma poi quei giochi che fine fanno? Rimangono impilati sugli scaffali della cameretta? Quali, e in che modo vengono utilizzati? Quali sono oggi le abitudini di gioco dei ragazzi? E gli adulti cosa fanno per loro?

«Anche noi – spiega Valerio, responsabile dell’Acr diocesana – abbiamo proposto la compilazione dei questionari a tutti i ragazzi, e sicuramente hanno partecipato in molti». Centinaia dei questionari dai quali sono stati estratti i dati arrivano quindi anche da Bergamo.

Tra i desideri che emergono con più forza c’è quello di poter «fare da soli», di avere cioè spazi di gioco non strutturato e non accompagnato: «Una volta – sottolinea Valerio – i bambini e i ragazzi giocavano spesso da soli nei cortili, spazi comunque delimitati e protetti, oggi accade raramente: un terzo, secondo lo studio, ne dispone, ma pochi lo usano davvero. Non solo per le ansie dei genitori, ma anche perché la vita dei più piccoli è tutta programmata, tra sport, lezioni di danza e d’inglese». La ricerca parte dalla dichiarazione dei diritti del bambino: il diritto di giocare è sancito dall’articolo 31.

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