In estate il pubblico
all’Europeo?
Tutti gli sport alla finestra

Come abbiamo appreso in settimana, l’Italia avrà qualche giorno in più, fino a lunedì 19 aprile, per comunicare all’Uefa se sarà in grado di ospitare una quota di pubblico (almeno 16 mila spettatori, il 25% della capienza) allo stadio Olimpico di Roma per la gara inaugurale del Campionato europeo (itinerante), l’11 giugno, tra gli azzurri e la Turchia.

In caso di risposta negativa da parte del nostro Paese, ci vedremmo privati di questa partita (che ha anche un valore simbolico di ripartenza dopo le sofferenze per la pandemia) e l’Uefa designerebbe un’altra sede all’estero. Attenzione: all’Italia spettano anche gli incontri del 16 e 20 giugno con Svizzera e Galles e il quarto di finale del 3 luglio, partite che a cascata verrebbero a loro volta dirottate. Aver spostato la scadenza dal 7 al 19 aprile può sembrare un margine comunque ristretto, ma nel frattempo emergono segnali incoraggianti. L’inflessibile ministro della Salute Roberto Speranza ha assicurato a Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, che c’è la disponibilità del governo a lavorare per centrare l’obiettivo e il Comitato tecnico scientifico è stato incaricato di individuare le migliori soluzioni per consentire agli spettatori di accedere all’Olimpico. La curva dei contagi in calo e l’accelerazione delle vaccinazioni aiuteranno a trovare quelle soluzioni. C’è motivo di sperare. E a questo evento guardano anche gli altri sport, perché chiaramente se verranno stabiliti protocolli sicuri e applicabili a più discipline si aprirebbero scenari interessanti.

«Il pubblico è tutto, è quell’anima senza la quale non è una manifestazione sportiva importante, ma diventa una manifestazione come tante altre dove c’è l’agonismo, ma non c’è il resto, che è il calore del pubblico», ha osservato Gianni Petrucci, presidente della Federbasket, quasi facendo eco a mister calcio e gioia Zdenek Zeman che (su Gazzetta.it) parla di passione ed emozioni che gli stadi ridotti ad acquari ci stanno negando. Così come i bar chiusi, senza più discussioni e sfottò. Siamo in corsa contro il tempo. Intanto – mentre anche Monaco, Bilbao e Dublino devono confermare all’Uefa il proprio numero di spettatori – otto città hanno già dato l’ok: Budapest con una capienza del 100%, San Pietroburgo e Baku 50%, Londra, Amsterdam, Bucarest, Copenaghen e Glasgow tra il 25 e il 33%.

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