Adrenalina giusta
per la Coppa Italia

Gagliarda anche senza Gagliardini. Se la vigilia di Chievo-Atalanta non era priva di apprensioni dopo i primi sviluppi di mercato (con il centrocampista di Dalmine verso i saluti, destinazione Inter) e mettendo nel conto Caldara in panchina (convalescente in seguito ad attacco influenzale) e l’assenza di Kessie (volato al caldo per la Coppa d’Africa con la sua Costa d’Avorio), se – incognita per tutte le squadre – ci si chiedeva in che condizioni fisiche e psicologiche avremmo rivisto l’Atalanta dopo la lunga sosta, i cui effetti non sai mai, ebbene la risposta è arrivata bella, sonora, rassicurante.

Quattro reti in casa dei gialloblù veronesi, la squadra «fastidiosa», quella che non lascia giocare. Invece il Chievo, al contrario di una tonicissima Atalanta, si è presentato in campo piuttosto appesantito, per un tempo ha capito poco della partita che si stava dipanando, ha timidamente provato a reagire nella ripresa ma il panettone non l’ha proprio digerito.

Comunque di fronte a un 1-4 non sarebbe equo parlare di trasferta fortunata per inferiorità post-natalizia degli avversari. A Verona abbiamo ammirato l’Atalanta energica, concentrata e spettacolare che – salvo la partenza falsa e le cadute con Juve e Udinese – fino al mese scorso aveva incantato collezionando un record dopo l’altro. Una squadra in salute e per nulla distratta dal mercato. Una squadra che ha ripreso a lavorare con serietà e intelligenza, perfettamente in sintonia con il suo allenatore, che Petagna (partita mostruosa, gli è mancato solo il gol ma questa volta è un piccolo dettaglio), dopo l’ennesimo trionfo, non ha esitato a definire «un fenomeno». Gasperini si è schermito rispondendo che è merito dei giocatori che la società gli ha messo a disposizione, ma che sia un fenomeno da tempo ci stiamo convincendo anche noi.

Miglior ripresa della stagione non si poteva augurare all’Atalanta, che mercoledì andrà a Torino per gli ottavi di Coppa Italia (gara secca, dentro o fuori) ben consapevole – ma ha mai dubitato di sè stessa? – di potersela giocare. Senza presunzione, perché lo Stadium e la Juve non sono il Bentegodi e il Chievo.

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