Vitalizio mio
fatti Capanna

Al tempo degli Unni, lui era Attila. Nella Milano anni Settanta governava le proteste studentesche con la perizia del capitano McWhirr senza un Conrad a raccontarlo.

Allora, a rivoluzione mancata, Mario Capanna decise di descriversi da solo e vergò «Formidabili quegli anni», libro in cui mitizza la stagione dei cortei, degli eskimo e - come cantò Gaber - delle 128 che bruciavano.

Per il leader storico del movimento studentesco non devono essere male neanche questi, di anni, con un saldo attivo dell’immagine del rivoluzionario e della pensione da sottosegretario. Per dire, il nostro ha un vitalizio di 2300 euro netti per due legislature in regione Lombardia ai quali vanno aggiunti 3000 euro per una legislatura in parlamento. Il tutto al termine di 15 anni di impegno e di contribuzione, con un vantaggio clamoroso rispetto al periodo di versamento: con il minimo ha ottenuto il massimo.

In questi anni difficili, lo Stato e la Regione gli chiedono di limare il 10% di ciò che riceve per un gesto di solidarietà nei confronti di casse pubbliche non del tutto in buona salute. E soprattutto per dare un pur minimo segnale davanti ai grandi sacrifici ai quali il cittadino medio, il pensionato medio, l’artigiano medio sono costretti a sottoporsi.

Il raddrizzatore di torti di professione ha risposto no e per difendere il privilegio è intenzionato a portare gli enti davanti al Tar. «Sarebbe un precedente pericoloso per i diritti acquisiti di tutti», ha spiegato da politico navigato. E intanto si preoccupa di salvaguardare i suoi.

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