Una giusta fantasia

La dottoressa è in malattia, aggredita da coliche addominali recidivanti per via di un intervento chirurgico. La casa di cura riceve il suo certificato e ne prende atto. Poi, un collega di lavoro accende la Tv sul programma «I fatti vostri» e improvvisamente vede la dottoressa in primo piano mentre gorgheggia a 32 pollici. Non sta gridando dal male, sta cantando un’aria di Puccini.

«Nessun dorma», pensa il suo datore di lavoro, che non sapendo nulla dell’esibizione la licenzia. Il seguito della faccenda viene raccontato magistralmente da Report e riguarda una sentenza: è quella della corte di Cassazione che costringe l’azienda sanitaria a reintegrare la dipendente perchè la guarigione non era stata ritardata e soprattutto perché «il carattere amatoriale della sua esibizione è espressione dei diritti della persona». Da questo si potrebbe arguire che una pausa caffè lunga tre ore per fare la spesa ricada sotto la stessa fattispecie e l’impiegato che timbra il cartellino in costume da bagno per poi andare direttamente in spiaggia non faccia altro che esercitare un diritto della persona, quello di abbronzarsi.

Ancora più singolare una vicenda accaduta a Verona, dove un bagarino denunciato dal Comune è stato assolto in primo grado perché il regolamento che ne vietava l’operato è stato ritenuto dal giudice «interpretabile a seconda della maggioranza in carica». In appello il bagarino è stato invece condannato e la sentenza di primo grado è stata sconfessata perché «frutto di una valutazione metagiuridica». Non vorremmo andare oltre, ma sul pianeta della Giustizia la fantasia non manca mai.

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