Una farfalla dall’inferno

di Giorgio Gandola

È arrivata a destinazione con 70 anni di ritardo, ma per la famiglia Brocchetti quella cartolina da Auschwitz forse oggi ha ancora più valore. Era partita il 21 agosto 1944 dal campo di sterminio nazista, recava il timbro con il nome del campo «Stalag 3B».

È arrivata a destinazione con 70 anni di ritardo, ma per la famiglia Brocchetti quella cartolina da Auschwitz forse oggi ha ancora più valore. Era partita il 21 agosto 1944 dal campo di sterminio nazista, recava il timbro con il nome del campo «Stalag 3B», era compilata con cura dal mittente Cesare Brocchetti che rassicurava i familiari sul suo stato di salute e naturalmente indicava il destinatario: famiglia Brocchetti,

Desenzano del Garda, provincia di Brescia.

Ebbene, la missiva è stata recapitata qualche giorno fa e possiamo immaginare l’emozione dei familiari (del figlio Attilio, della moglie che oggi ha 88 anni) nel ricevere quello scritto così intenso nel significato affettivo e così fuori dal tempo. Una farfalla persa nel tempo, in arrivo dall’inferno.

Oggi con le mail e gli sms che ci piovono addosso a tutte le ore e da tutte le latitudini, sono in pochi a provare ancora l’emozione di vedersi recapitare una cartolina, addirittura una lettera. Oggi un gesto speciale come quello di pensare a una persona e di accarezzarla (o rimproverarla o semplicemente salutarla) col gesto del pennino che scorre sul foglio, è del tutto sconosciuto o almeno sottovalutato.

Oggi con un colpo di pollice parte una sentenza, davvero un altro mondo rispetto a quello attraversato dalla missiva di Cesare Brocchetti. Cesare, che fu liberato dai russi nel 1945, tornò a casa l’anno successivo e percorse il cammino nella vita sino al 1989, quando morì. Venticinque anni prima della cartolina. Ad Auschwitz non è sopravvissuto solo lui, ma anche la sua memoria.

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