Un sorriso da lassù

di Giorgio Gandola
Oggi qui si sussurra, per quanto si possa sussurrare un sorriso. È quello di Elsi de Borst, ragazza olandese di Monster, 17 anni, che a settembre avrebbe frequentato l’ultimo anno di liceo, poi si sarebbe iscritta a ingegneria all’università di Delft.

Oggi qui si sussurra, per quanto si possa sussurrare un sorriso. È quello di Elsi de Borst, ragazza olandese di Monster, 17 anni, che a settembre avrebbe frequentato l’ultimo anno di liceo, poi si sarebbe iscritta a ingegneria all’università di Delft. Ma sorrideva perché s’immaginava le spiagge asiatiche; quella era la meta della sua vacanza estiva. È salita sul volo Air Malaysia ed è una delle 298 vittime della follia della guerra. Per ricordarla e per superare la disperazione il papà di Elsi ha scritto una lettera da brividi che comincia così: «Signor Putin, separatisti ucraini, governo ucraino vi ringrazio per l’omicidio della mia amata e unica figlia Elsemiek . Voi non la conoscevate, aveva 17 anni e voleva diventare ingegnere».

Narra la vita della figlia, la riporta vicino a sè, prova a far comprendere ai potenti che le vittime di una simile tragedia non sono una statistica, ma sono cuore, carne e sangue, sono ragione di vita per un padre che ancora oggi si specchia in quel sorriso. «All’improvviso non c’è più. Dal cielo l’avete abbattuta in un Paese straniero dove c’è una guerra in corso. Spero che siate fieri di mia figlia, fieri di averla abbattuta». Firmato Hans de Borst, «la cui vita è distrutta». Alcuni media sostenevano che l’avesse inviata solo a Putin, altri che monster fosse l’aggettivo dedicato al leader russo. Per ristabilire la verità il signor de Borst ha dovuto postare una precisazione su Facebook. Che malinconia, non riusciamo a lasciare intatto nulla. E allora resti la foto, resti il sorriso. Per sempre.

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