Un grammo di merito

Il preside non sarà un duce col fez come lo raffiguravano gli insegnanti in piazza, ma neppure un burocrate messo in minoranza in ogni occasione dai veti contrapposti degli «apparati», com’è avvenuto negli ultimi 30 anni. Sarà un dirigente che comincia lontanamente a somigliare a un manager con la responsabilità di far funzionare l’istituto scegliendo una quota di docenti e proponendo bonus ai più capaci. In caso contrario, zero tituli e bocciato pure lui.

L’insegnante non dovrà per forza essere Robin Williams ne L’Attimo fuggente, anche perché quella miscela di passione e competenza che fa di un professore un vero educatore sta in gradazioni diverse dentro i cuori delle persone. Ma non sarà neppure la macchietta da commedia all’italiana ancorata al sei politico, fuori dal tempo, travolta dalla frustrazione che in un mondo di meritocrazia e votazioni online (quelle degli studenti ai prof su Facebook) continua ad aggrapparsi al refrain di Caterina Caselli «Nessuno mi può giudicare». Si introduce (purtroppo timidamente)la valutazione del lavoro come nel resto d’Europa. Meglio uno stormir di fronda della foresta pietrificata.

Renzi l’ha chiamata ottimisticamente Buona scuola, e qualcosa di buono c’è. Ne trarranno giovamento gli studenti, che finalmente tornano al centro dell’attenzione. E anche i precari, che per favorire il cambiamento verranno assunti in massa. Centoduemila, un esercito che diventa regolare. Costo un miliardo e mezzo. Tocchiamo ferro nella speranza che sia un investimento di valore. A settembre contro tutto ciò ribolliranno le piazze secondo uno stanco rito consueto. Adesso fa troppo caldo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA