Svizzera Felix

di Giorgio Gandola

La Svizzera offre sempre delle soddisfazioni psicanalitiche. Qualche settimana fa l’allenatore della squadra di sci paralimpica, Deny Eggiman (44 anni), ha vissuto due dei più strani giorni della sua vita

La Svizzera offre sempre delle soddisfazioni psicanalitiche. Qualche settimana fa l’allenatore della squadra di sci paralimpica, Deny Eggiman (44 anni), ha vissuto due dei più strani giorni della sua vita in un luogo che nulla ha a che spartire con l’aria di montagna: il carcere.

Quarantotto ore un po’ da incubo per aver commesso un reato che in altri Paesi (più vicini a noi) viene ritenuto un gesto naturale della catena sociale dal Pleistocene ai giorni nostri: ha consegnato il sacchetto della spazzatura nel momento sbagliato.

Una domenica sera il Deny doveva partire per gli allenamenti della squadra «non vedenti» a Saas Fee. Per non lasciare la spazzatura a decomporsi nei suoi 60 metri quadrati di appartamento a Bienne (e in assenza di cassonetto condominiale) ha chiuso la casa e ha portato il sacchetto in strada, avendo cura di appoggiarlo ad un albero.

La nettezza urbana, passata il martedì, ha notato due anomalie: la consegna fuori orario e pure fuori posto. Da accurato esame del contenuto (c’era una busta con il nome, c’è sempre una busta con il nome) si è risaliti a lui ed è scattata la denuncia. La sanzione era di 150 franchi (124 euro), lui ha fatto ricorso ma i termini erano scaduti.

Spirale amministrativa e ultimatum: paghi o vai in prigione. Il Deny non dev’essere a sua volta elastico,quindi prigione fu. Di quelle democratiche, fra spacciatori e delinquenti comuni.I commenti sono tre. Il primo per chi vive e lascia vivere: i soliti svizzeri con la sindrome da Huber. Il secondo per lo svizzero che è in tutti noi: le regole sono regole, da pronunciare allungando il mento. Il terzo per gli svizzeri autentici: non ci siamo proprio, il carcere doveva arrivare oltre la multa.

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