Se i moderati
vanno al mare

Avanti a destra c’è un vicolo cieco. E in fondo, dipinto sul muro, c’è il ritratto di Matteo Salvini. Questo per dire che si profila uno scenario politico del tutto nuovo in un’area strategica che, per più della metà degli ultimi vent’anni, ha rappresentato la maggioranza del Paese.

Mentre il centrosinistra è sempre stato un ribollire di anime inquiete (e come aggiungerebbe Gadda «a stipendio fisso»), avevamo imparato a immaginare il centrodestra come il feudo di un leader capace di coalizzare attorno a sè gli ideali dei cosiddetti moderati liberaldemocratici. Oggi tutto ciò non esiste più, la mutazione genetica in atto mostra - attraverso il microscopio capace di vedere gli impercettibili spostamenti del cuore - un bipolarismo del tutto nuovo che va fotografato.

Dal centrosinistra s’avanza il renzismo con qualche frangia estrema veteromarxista o più verosimilmente di stampo ellenico (della serie vorrei essere Tsipras ma non posso) e tiene la posizione l’antipolitica rappresentata da Beppe Grillo e i suoi pentastellati. Tutto abbastanza chiaro, anche perché il premier continua nella sua opera di seduzione verso imprenditori e partite Iva, abbastanza convinti che all’orizzonte non ci sia altra maggioranza. Nel centrodestra, invece, il vuoto berlusconiano e l’inconsistenza di Ncd aprono le praterie alla Lega. Che non è più nè di lotta, nè di governo (anima maroniana), ma è quasi esclusivamente di pura contrapposizione a tutto. Salvini un po’ naviga e un po’ sta a guardare facendo suoi i temi che Renzi colpevolmente abbandona come sicurezza, questione settentrionale, Europa invadente e rigorista. In tutto questo i moderati dove vanno? I sondaggi dicono «al mare». Ma non sarà vacanza per sempre.

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