L'Urlo
Lunedì 30 Maggio 2016
Sanità malata
«Se guardi a lungo l’abisso, l’abisso guarderà te». La frase di Frederich Nietzsche può essere facilmente adattata da noi prosaici esploratori dell’ovvio alla sanità calabrese.
Che sia un abisso è cosa certa; che questo abisso possa travolgere i conti di tutta la Regione è probabile. Per aiutare le Regioni a stilare i bilanci, i ministeri di Economia e Salute hanno inviato superesperti di Kpmg i quali, presa visione dello stato delle cose calabresi, si sono messi le mani nei capelli. All’azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria risultano ignoti molti fornitori, esistono fatture incassate anche due o tre volte, altre pagate senza la specifica del motivo, numerosi decreti ingiuntivi liquidati e non contabilizzati, con il risultato che ne restano da liquidare altrettanti.
Un’azienda pubblica? No, un bancomat, devono avere pensato i consulenti davanti al marasma cartaceo. Il bilancio di una simile sciatteria amministrativa è un buco da 400 milioni di euro (per ora), ma con un perimetro variabile. Imbarazzante la telefonata ricevuta da un migliaio (su 1900) di fornitori della sanità calabrese: «Vi dobbiamo qualcosa?». Gli altri 900 sono impossibili da contattare, non hanno indirizzo, risultano trasferiti o falliti, alcuni sono nomi di comodo forse inventati per truffare lo Stato. Di fronte allo sfascio, i consulenti del ministero si sono rivolti ai dirigenti della ragioneria, vale a dire a coloro che avrebbero dovuto tenere la contabilità ed erano stipendiati per farlo. Risposta: impossibile trovare il bandolo della matassa. Poi 15 giorni di malattia per protesta, infine richiesta di trasferimento ad altro ufficio. Tre dirigenti, che avrebbero meritato come minimo un procedimento disciplinare, si sono abilmente defilati. L’abisso può essere persino protettivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA