Renzi risponde

L’Unità, quotidiano fondato da Antonio Gramsci, è tornata in edicola. Cosa avrebbe detto il fondatore del partito comunista? L’avrebbe trovata un po’ come la Pravda dei suoi tempi, l’organo del Pcus che celebrava il progresso del socialismo sotto la guida del segretario compagno Stalin.

L’Unità di oggi magnifica le conquiste del governo sotto la guida illuminata del premier Renzi. «L’Italia riparte», così titola il giornale. Né manca la citazione quotidiana del premier: «Renzi: ora Tsipras va nella direzione giusta», un giudizio che non mancherà di tranquillizzare la Merkel e Hollande. Ma il capolavoro è la rubrica delle lettere a Matteo Renzi. I lettori scrivono e il premier risponde: il rottamatore in versione Donna Letizia, altro che la letteratura nazional-popolare di cui scriveva Gramsci nei Quaderni dal carcere.

Dove Antonio Gramsci si sarebbe trovato un po’ in imbarazzo è con la proprietà del giornale. Chi lo ha salvato è l’imprenditore Massimo Pessina, costruttore milanese, vincitore dell’appalto per la costruzione dell’ospedale di La Spezia, assegnato dalla giunta di centrosinistra pochi giorni prima che questa perdesse le elezioni. Della partecipazione di Massimo Pessina ai grandi dibattiti della sinistra nessuno si era mai accorto.

Più in vista il suo scudiero, Guido Stefanelli, amministratore delegato del giornale. Uomo di ampie vedute, capace di frequentare le anticamere vip, da Maroni a Letta senior, per finire con Sposetti, ex tesoriere del Pd. Sarà stato questi insieme al suo successore-tesoriere, Francesco Bonifazi, ad avere convinto Pessina e Stefanelli a salvare L’Unità? C’è da chiedersi perché. Forse, l’ambizione è quella di avere il cellulare di Renzi, come il generale Adinolfi, e potere parlargli senza fare anticamera.

© RIPRODUZIONE RISERVATA