Quelle mail d’oro

di Giorgio Gandola

Dipendenti e pensionati producono il 30% della ricchezza del Paese, ma pagano l’80% per cento delle tasse. Siamo alle solite, il tempo passa, i governi si succedono con inevitabili cascami dialettici, ma i numeri non cambiano.

Dipendenti e pensionati producono il 30% della ricchezza del Paese, ma pagano l’80% per cento delle tasse. Siamo alle solite, il tempo passa, i governi si succedono con inevitabili cascami dialettici, ma i numeri non cambiano: la quasi totalità delle imposte grava su spalle sempre più curve e sempre più consunte.

Secondo un’analisi del ministero dell’Economia sui dati Irpef del 2012 gli italiani hanno pagato 152,2 miliardi di tasse (più 14,4 di addizionali regionali e comunali) il cui 50% arriva dal 10% dei contribuenti. Sono 41,3 milioni i soggetti a tassazione, 9 dei quali non pagano nulla poichè ritenuti in condizioni di povertà relativa (vale a dire che non possono spendere più di 990 euro al mese in due). La fotografia del Paese reale fuori dal Palazzo è come sempre impietosa e realistica, anche se confligge con i numeri e le attitudini di coloro che abitano il Palazzo, dove una spending review seria non è ancora stata messa all’ordine del giorno e dove non si riescono a trovare quattro miliardi per la copertura totale dell’Imu soppressa.

Riassumendo: ai cittadini ne vengono chiesti 152 ogni anno tanto per cominciare, la classe politica non riesce a limarne 4 su 800 di spesa pubblica. E’ persino lampante che, con questi presupposti, una ripresa strutturale non potrà verificarsi in tempi brevi perché chi è impegnato a tirare la cinghia difficilmente ha anche le forze per spingere il treno. Nel frattempo arriva la notizia che il 98% dei dipendenti di palazzo Chigi ha preso per intero il premio di produttività. Sono 30 mila euro. Motivazione: aver imparato a usare le mail. Un altro mondo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA