Quando l’arte diventa incompresa

di Giorgio Gandola

Ovunque si nasconde un’opera d’arte. Com’è vero, penserà la signora Anna, addetta alle pulizie della Sala Murat, spazio espositivo di Bari nel quale proprio oggi è stata inaugurata la mostra «Display mediating landscape».

Ovunque si nasconde un’opera d’arte. Com’è vero, penserà la signora Anna, addetta alle pulizie della Sala Murat, spazio espositivo di Bari nel quale proprio oggi è stata inaugurata la mostra «Display mediating landscape».

Per la verità con qualche vuoto nelle teche. E qui sta il problema. La signora Anna, vedendo alle 5 di mattina alcuni cartoni con bottiglie di birra vuote nel locale della mostra e presumendo (come molti comuni mortali) che si trattasse di spazzatura abbandonata con negligenza dai frettolosi allestitori, ha proceduto a fare ciò che il suo ruolo le imponeva: ha buttato tutto nel cassonetto dell’immondizia.

Cartoni e bottiglie di birra erano opere d’arte del valore di 12.000 euro, parte integrante della mostra e in questo momento oggetti ricercatissimi in città fra milioni di esemplari. Chi dovesse trovarli avrebbe vinto la sua piccola grande lotteria, anche se ai giorni nostri distinguere capolavori e spazzatura non dev’essere semplice.

La signora Anna si dice «triste per l’equivoco ma non dispiaciuta, ho fatto solo il mio dovere». I responsabili della mostra la pensano diversamente e la mente degli esperti corre alla Biennale del 1978 a Venezia, quando gli operai che stavano tinteggiando i locali videro una porta appoggiata al muro, vecchia e scrostata. Diedero una mano di bianco, per pietà, anche a lei per scoprire che si trattava della Porta di Duchamp, capolavoro dell’arte contemporanea. Il proprietario fece causa e il giudice condannò la Biennale a risarcirlo con 400 milioni. Noi chiediamo clemenza per la signora Anna, anche se un errore imperdonabile lo ha commesso. Buttando via i cartoni con le bottiglie non ha fatto la differenziata.

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