L'Urlo / Bergamo Città
Lunedì 27 Luglio 2015
Posapiano
Chi s’aspetta un’accelerazione sulla revisione della spesa pubblica legga con attenzione le ultime due immortali frasi del nuovo sforbiciatore ufficiale del governo, Yoram Posapiano Gutgeld, chiamato da Renzi a sostituire il commissario Cottarelli nella più ingrata delle avventure, la riduzione degli sprechi di Stato.
Frase uno: «La spending review? Abbiamo fatto una riunione». Con calma, non corriamo il rischio di affannarci. Mentre l’Iva fu aumentata in una notte e le 32 sigle prima di arrivare all’Imu più Tasi furono partorite in modo surreale in un mese (unico lascito del governo Letta), ecco che i tagli ai privilegi del potere hanno ben altro timing; la commissione si è riunita una volta, come se si trattasse di un ente inutile e non di una task force strategica per ridurre la spesa pubblica.
Per portare, per esempio, i centri d’acquisto della Sanità da tremila a quattro, i prodi di Gutgeld dovrebbero riunirsi una volta ogni sei giorni. Seconda frase: «Non faremo tagli da ragioniere». Il concetto vuol mostrare saggezza, ma in realtà mostra solo pigrizia, nasconde bizantinismi e attendismi a noi ben noti, alla base dei buchi nell’acqua dei suoi predecessori, fermati sulla soglia delle lobby e degli interessi famelici dei partiti. «Dalla Sanità potremmo risparmiare 10 miliardi», è il terzo pensiero del guru, evidentemente mutuato dal libro nero di Cottarelli, a significare che almeno lo ha aperto.
Così va dalle parti del Parlamento mentre si profila la chiusura di agosto. Così va. Se la politica economica viene fatta dai giudici costituzionali e quella della Scuola dai giudici di cassazione, sarebbe bene che la spending review non fosse demandata all’Europa. La Troika, come Atene insegna, agisce in fretta e non fa sconti.
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