L'Urlo
Mercoledì 22 Giugno 2016
Ponentino
La macchina infernale non si ferma. Mentre Virginia Raggi (e il 70% dei romani) festeggia l’elezione, scattano le manette attorno ai polsi di due dirigenti del Comune di Roma per presunte tangenti negli appalti dei campi rom.
E sullo sfondo, come in quelle locandine dei film anni Settanta, fa capolino una funzionaria già condannata per Mafia capitale. La macchina tritatutto che imperversa nella capitale non ha requie e il compito primario della giovane avvocatessa Cinquestelle sarà quello di bucarle le gomme o il serbatoio del carburante. Impresa semplice quando, dall’opposizione, si chiede a gran voce che lo facciano altri ma un po’ più difficile quando si è chiamati in prima persona a farlo in barba al ponentino.
La sfida è affascinante e probabilmente decisiva per un movimento che finora s’era limitato a sottolineare le deviazioni e le storture della politica. E che, una volta chiamato a governare come a Parma e a Livorno, ha dovuto suo malgrado immergersi in un bagno di realismo. A Roma tutto ciò è esponenzialmente più grande. Sul sito «Romafaschifo.com» c’è una preoccupazione preventiva che somiglia a un mal di stomaco cronico: «La mafietta romanella sarà capace di farla fuori in quattro e quattr’otto. Sindacati famigliari, palazzinari, occupatori di professione, imboscati comunali, mutandari, cartellonari, antagonisti faranno comunella». Ieri su un autobus dell’Atac (la famigerata azienda trasporti con mezzo miliardo di deficit, la raccomandazione incorporata e lo sciopero sempre in canna) c’era la scritta luminosa «Welcome Raggi». Una mosca bianca o una mosca cocchiera?
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