Polentoni formato Expo

Bocciati al primo compito in classe. Senza possibilità di appello. Capita a chi decide di misurarsi, di verificare la propria crescita e fare un deciso salto di qualità. In questo senso bocciature e promozioni sono soltanto una battaglia, ma non certo la guerra.

Bocciati al primo compito in classe. Senza possibilità di appello. Capita a chi decide di misurarsi, di verificare la propria crescita e fare un deciso salto di qualità.

In questo senso bocciature e promozioni sono soltanto una battaglia, ma non certo la guerra. Tastare il polso a una Bergamo (o addirittura a una Bergamasca) che giocoforza si riscopre bella e turistica dopo decenni di duro lavoro e pochi riflettori è un passo fondamentale.

La sola decisione di mettersi in gioco è un chiaro segno dei tempi. I nostri nonni, diciamo la nostra cultura, avrebbe sentenziato: «Bisogna ancora mangiarne di polenta…». Non un giudizio tranchant, ma la serena ammissione del fatto che un certo divario con altre realtà esiste, ma non è detto che resista.

Siamo una bella squadra, un’ Atalanta giovane che deve farsi le ossa e contro Juve e Milan (diciamo Siena e Ravenna) può anche perdere con onore. Abbiamo un settore giovanile (diciamo un’Università) che promette bene e quindi il tempo sarà galantuomo.

Ma soprattutto abbiamo quei nonni, quelli della polenta: il futuro potrebbe davvero partire dai campi di mais e arrivare fumante in tavola. Tutto è già apparecchiato per Expo 2015. Saremo sicuramente a tavola, non fosse altro per il fatto che il banchetto ce lo ritroviamo in soggiorno. Animo Bergamo, ci chiameranno polentoni… e ne andremo orgogliosi!

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