Panem et circenses

Fra mafia capitale, polemiche sui campi rom e le uscite un po’ da Pinotto del sindaco Ignazio Marino, a Roma non mancano i colpi di scena.

Eppure eccone un altro: arriva il nuovo stadio. Lo ha annunciato il presidente giallorosso James Pallotta, che ha presentato il rendering dell’archistar Daniel Liebeskind in cui si appalesa un’astronave trasparente a Tor di Valle, con tre torri, strepitose evoluzioni architettoniche, il palpabile senso di futuro è una certezza: le gesta degli ultrà potranno essere viste anche dal raccordo anulare. Costo totale: un miliardo. Non dovrebbe trattarsi di denaro pubblico, quindi nessun allarme preventivo. Anche se il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha già fatto sapere di considerarlo un punto di riferimento in vista della candidatura della città eterna (ed eternamente sull’orlo della bancarotta) alle Olimpiadi del 2024.

A Roma, come altrove, le grandi opere sono anche grandi carrozzoni. La città dello sport di Tor Vergata, costata 300 milioni, è rimasta incompiuta. E il faraonico centro congressi all’Eur – commissionato all’altra archistar Massimiliano Fuksas - è finanziariamente nella palude. I costi sono lievitati (totale tre miliardi) e Fuksas, per la sua Nuvola, chiede una parcella di 19,5 milioni. Il contesto nel quale si muove l’italoamericano Pallotta è questo. A lui vanno gli auguri di buona riuscita, ma la filosofia del presto e bene non è delle più gettonate dalle parti dei Fori imperiali. Ieri, alla presentazione, il più eccitato era Francesco Totti. «Sarà il nuovo tempio dei gladiatori», ha detto. Se per il popolo del pallone il panem et circenses funziona sempre, c’è da dire che rispetto ai tempi di Romolo Augustolo oggi funzionano molto meglio le intercettazioni.

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