Non disturbate Mandela

di Giorgio Gandola

Speriamo che alzi il volume dello stereo e ascolti la canzone dedicatagli dai Simple Minds. Solo così Nelson Mandela potrà risparmiarsi d’essere disturbato dai tafferugli verbali che gli arrivano dall’Italia.

Speriamo che alzi il volume dello stereo, ora dove si trova per l’eternità, e ascolti a tutta la canzone dedicatagli dai Simple Minds. Solo così Nelson Mandela potrà risparmiarsi d’essere disturbato dai tafferugli verbali che - mentre il mondo s’accuccia ai suoi piedi come un leone domato - gli arrivano dall’Italia.

Siamo alle solite, siamo i soliti. Noi che concludiamo anche il minuto di silenzio in uno stadio con un applauso per l’impossibilità di stare fermi, siamo riusciti nell’impresa di coinvolgere il grande leader del Novecento, simbolo della libertà dell’uomo moderno, nelle nostre quisquilie politiche.

Ha cominciato Matteo Renzi col postare su Facebook una foto dell’anno scorso che lo ritrae mentre consegna una targa del Comune di Firenze a un Nelson Mandela già molto indebolito dalla malattia. L’effetto è da brivido, la tempistica mette tristezza, e infatti Renzi è stato costretto a togliere quella foto.

Il suo rivale alle primarie Pippo Civati non s’è lasciato sfuggire l’occasione per sottolineare la gaffe: «Non ho una foto con Mandela e non l’avrei pubblicata. Lui era un grande, noi siamo uomini piccoli, senso della misura e passione politica vanno tenuti insieme, oggi c’è molta superficialità e troppo gossip».

A chiudere il dibattito ci ha pensato Silvio Berlusconi che parlando degli insegnamenti del leader ha sottolineato, pensando a se stesso: «Mi auguro che molti di coloro che oggi ne tessono le lodi imparino a praticare la riconciliazione nella verità e nel rispetto». Magari, se non vi dispiace, anche nel silenzio.

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