Metodi d’arresto

C’è il merito e poi c’è il metodo. Il primo ci fa capire una notizia, il secondo la dice lunga sullo scenario. Il preambolo è necessario per affrontare l’arresto super eccellente di Mario Mantovani, del quale è più facile dire ciò che non è rispetto a ciò che è: ex senatore della Repubblica, vicepresidente della Regione Lombardia, ex assessore alla Salute, politico di spicco di Forza Italia, uomo di riferimento di Berlusconi a Milano.

Il merito della faccenda è persino semplice: è in manette per concussione, corruzione e turbativa d’asta per favori travestiti da mazzette in appalti sanitari. La sanità lombarda dimostra ancora una volta di essere non solo un’eccellenza nazionale ma anche la gallina dalle uova d’oro. I pm sono sicuri dell’accusa, la verità uscirà dal processo. Punto.
Il metodo ci dice qualcosa di più: il rito ambrosiano della Giustizia non è cambiato, anzi rispetta la tradizione. Mantovani è stato arrestato, dopo un’inchiesta di molti mesi, mentre stava andando a presiedere la Giornata della Trasparenza con un intervento sulla legalità. Cosa che ha permesso ai rivali politici di portare delle arance sul suo posto vuoto.

Tutto questo riconduce al famoso invito a comparire a Berlusconi nel 1994, studiato al millesimo di secondo per essere recapitato a Napoli mentre lui, da premier, stava presiedendo una conferenza sulla criminalità organizzata, con Bill Clinton. Il metodo ci riporta a una stagione di forte contrapposizione fra politica e magistratura. E ci sveglia rispetto a una scadenza tutt’altro che secondaria: la campagna elettorale per il sindaco di Milano è cominciata.

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