L'Urlo
Mercoledì 18 Maggio 2016
Maggio francese
Parigi brucia. Ancora cortei, ancora incendi di piazza, ancora arresti (ieri 49) da parte della polizia. Il Jobs Act in salsa francese (flessibilità in entrata e uscita, ma molto più light di quello italiano) rischia di non arrivare in porto per l’opposizione ormai viscerale, irrazionale non tanto dei sindacati quanto dei giovani - studenti e disoccupati - che dovrebbero essere i beneficiari principali della legge.
S’è creato un corto circuito e adesso sembra molto difficile, per il presidente Hollande, riprendere il filo della discussione senza rischiare la faccia, anche perché la piazza gli chiede di ritirare il provvedimento tout court. È la sindrome da Maggio francese, lo si nota anche dagli slogan della piazza, il più pittoresco dei quali contraddice la teoria Celentano ed è «Fate l’amore e non gli straordinari».
La riforma del lavoro in Francia, paese con la produttività più bassa d’Europa, è necessaria anche più di quanto non lo fosse in Italia . Lo dicono i numeri della disoccupazione: 10,5% in generale e in aumento, 23,8% quella dei giovani. Inoltre persistono due privilegi che si stanno rivelando palle al piede: la rigidità assoluta del mercato e l’inadeguatezza delle 35 ore a favorire l’aumento della produttività nelle aziende. Se aggiungiamo i soliti cliché conservativi da corteo, ecco una realtà difficilmente mutabile. Il governo è con le spalle al muro, anche perché oggi è impensabile modernizzare un Paese occidentale avendo contro i giovani, che dovrebbero fungere da motore del cambiamento. Sempre che siano disposti a guardare avanti e non indietro.
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