Ma Rosy non lo sa

Abbiamo scoperto dalla commissione antimafia guidata da Rosy Bindi che ci sono gli impresentabili e ne abbiamo letto i nomi. La «Bindi list» penzola come un cappio sulle elezioni, ma non è l’unica che vorremmo conoscere per definire meglio i caratteri di chi ci rappresenta in Parlamento.

Per esempio sarebbe interessante sapere chi sono gli inossidabili, coloro che reggono alla sfida del tempo sulla poltrona e hanno visto declinare il Paese senza far nulla per cambiare il verso del destino.

E poi come non avere la lista degli intoccabili, che nessuno osa neppure nominare (intrigante anche il sottoinsieme degli innominabili), ma che hanno le chiavi della stanza dei bottoni e manovrano a piacimento le leggi?

Scontato che tutti i parlamentari facciano parte della categoria degli invidiabili (compresa la Bindi e il suo vitalizio che non mi pare sia in discussione), sarebbe divertente andare a contare gli impalpabili, coloro che scaldano la poltrona, dormono durante i question time e mandano i pianisti a votare al loro posto (si definiscono anche introvabili) perché sono a Ponza o a Taormina a curare il collegio elettorale.

Oppure gli intercambiabili, vale a dire coloro che si fanno eleggere in un partito e dopo qualche mese, per questioni di mera opportunità, slittano altrove. Campioni del mondo Scilipoti e Razzi, junior di talento Civati. Poi ci sono gli impercettibili, che entrano alla Camera per cambiare il mondo, ma trascorrono anni a dire di no a tutto, privi di idee e di strategie.

Infine ci sarebbero gli incandidabili, quelli che non hanno i requisiti, condannati e interdetti dai pubblici uffici, gli unici a non poter partecipare a una tornata elettorale secondo una legge in vigore che regola la materia da sempre. Anche se Rosy Bindi non lo sa.

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