L’invasore si alzò

di Giorgio Gandola

Quando lo abbiamo visto correre in mezzo al campo fra i calciatori durante la partita Belgio-Stati Uniti abbiamo pensato al solito buontempone che proprio non riesce a trattenersi dal mostrare un’infantile autoreferenzialità.

Quando lo abbiamo visto correre in mezzo al campo fra i calciatori durante la partita Belgio-Stati Uniti abbiamo pensato al solito buontempone che proprio non riesce a trattenersi dal mostrare un’infantile autoreferenzialità.

Anche lui alla ricerca del «quarto d’ora di celebrità» al quale quello sciagurato di Andy Warhol ha dato una patina di culturalismo, il signor Mario Ferri da Pescara, detto il Falco, si è esibito come invasore solitario al mondiale di calcio, osservato con disgusto dal ct degli Stati Uniti Jurgen Klinsmann e guardato con totale disinteresse apparente dai 22 giocatori in campo, fino a quando gli addetti alla sicurezza non lo hanno fermato e portato via.

Ora arriva la notizia che cambia la prospettiva al goliardico gesto dell’unico italiano (a parte l’arbitro Rizzoli) ancora in grado di calcare l’erba degli stadi brasiliani. In attesa che lui smentisca, si scopre - e a rivelarlo è il segretario generale della Fifa, Jerome Valke - che era entrato nello stadio di Salvador de Bahia spacciandosi per disabile. E che l’exploit è stato determinato dalla sorpresa che ha colto la sicurezza nel vederlo alzarsi e correre verso i giocatori. A questo punto il sorriso si trasforma in una smorfia di disgusto per un gesto meschino davanti al quale proviamo vergogna.

Che il protagonista sia un italiano acuisce addirittura questa frustrazione in mondovisione. «È il peggiore esempio, un’offesa per tutte le persone che erano lì su una sedia a rotelle», ha sottolineato Valke. Per favore punitelo, non avevamo proprio bisogno di questa ulteriore prova di indegnità. Sportiva e non.

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