Le forbici di Renzi

Sarà una lunga estate per il governo Renzi, e non è detto che l’ombrellone lo metta al riparo dalle scottature. Un tempo alla Rai si temevano moltissimo luglio e agosto; erano i mesi delle trappole e dei blitz.

«Partivi per le ferie e non sapevi se al ritorno avresti ancora trovato la scrivania», raccontava un navigatore di lungo corso nelle redazioni di viale Mazzini e Saxa Rubra. In Parlamento tira la stessa aria. Dietro il premier non spira più il vento impetuoso di un anno fa, il lavoro ai fianchi della sinistra Pd e della Cgil (l’opposizione più sostanziosa) ha ottenuto il risultato di rallentare i movimenti dell’esecutivo. Lo sfilacciamento del patto del Nazareno ha fatto il resto. Neppure l’assunzione di centomila precari (un miliardo secco di spesa pubblica) placa i mal di pancia della Scuola in fermento; un settore chiave che chiede di essere riformato domani mattina, ma quando arriva la riforma -ogni riforma - la rigetta.

Per bypassare tutto questo e tornare a correre, il governo dovrebbe finalmente concentrarsi su due temi molto popolari e molto redditizi sui quali finora ha solo chiacchierato: la riduzione della spesa pubblica e l’apertura del dossier sulla spending review. Tutto ciò anticipatore della mossa più attesa: la riduzione delle tasse. Il commissario Cottarelli ha lasciato 1.174 pagine sugli sprechi nella pubblica amministrazione e sui capitoli di spesa da rivedere.

Sull’argomento sono stati stilati 33 rapporti, una mostruosa produzione di carta. Ma dal 2007 a oggi la macchina dello Stato s’è mangiata 120 miliardi in più. Gli italiani che hanno tirato la cinghia aspettano al varco. O Renzi impugna nel modo giusto le forbici o finisce che si taglia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA