Le amnesie
della Lega

Si chiama «Fondo Famiglia Lavoro», difficile fraintenderne lo scopo. È un’iniziativa concreta della diocesi di Bergamo per dare un sostegno a chi ha bisogno e finora ha accolto le mani tese di quattromila persone (numero da moltiplicare almeno per tre perché dietro la persona solitamente c’è una famiglia).

Era nato nel 2009 con l’esplosione della crisi come ombrello protettivo temporaneo, ma presto è diventato strutturale: fin qui ha erogato 5,2 milioni di euro. È solo uno dei tanti interventi concreti, tangibili che la chiesa di Bergamo attua per farsi carico del welfare del territorio. E non solo per integrarlo, ma spesso per sostituirsi a istituzioni laiche che declinano, balbettano e non riescono ad andare oltre le promesse. I cittadini lo sanno e ne sono buoni testimoni.

Per questo amareggia l’amnesìa della Lega, che dimentica tutto ciò e dalla Berghem Fest muove critiche sgangherate prendendo a pretesto la chiusura dell’azienda Faac di proprietà della diocesi di Bologna. Eppure, chi da quel palco ha alzato il ditino adunco con l’unico scopo di continuare allegramente la sua campagna elettorale permanente, dovrebbe sapere che la perdita del lavoro non si strumentalizza. Tutt’al più ci si adopera per contrastarla, anche da quelle poltrone istituzionali che la Lega ha occupato e occupa da 25 anni.

Tutta la nostra solidarietà ai 50 ex lavoratori della Faac di Grassobbio e alle altre vittime della crisi. Senza dimenticare quei 76 padri di famiglia lasciati a casa all’inizio del 2015 a Milano (via Bellerio) per ripianare un disavanzo di esercizio di 25 milioni di euro (di soldi pubblici). Erano dipendenti della Lega.

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