L’assolto

Le quindici fatiche di Ercole. Sono tante le assoluzioni di Ercole Incalza, ex dirigente delle Infrastrutture e dei Trasporti che dal 2001 all’anno scorso, a suo dire, ha trascorso la vita a realizzare opere pubbliche per conto dello Stato.

E a dire dei magistrati a corrompere persone per i più svariati motivi. Finora ha sempre vinto lui: l’ultima assoluzione l’ha ottenuta tre giorni fa a conclusione di un procedimento legato alla realizzazione della Tav. Incalza ha aperto cantieri per sette governi con quattro ministri: Lunardi, Matteoli, Passera, Lupi. Solo durante il periodo Di Pietro fu messo in disparte. Si presumeva per via del fiuto dell’ex pm, ma le sentenze hanno finora detto il contrario. L’ultima di proscioglimento è per «non aver commesso il fatto» e Incalza la prende come «porte bonheur» in vista della sedicesima, quella che lo vede al centro di uno degli scandali più mediaticamente fragorosi dell’era Renzi.

Proprio un anno fa l’Ercole dei lavori pubblici fu arrestato, si fece 19 giorni di carcere e fu messo al centro dell’inchiesta «Sistema» sulle mazzette nelle ferrovie. Tra i reati contestati c’erano la sempiterna corruzione, l’induzione indebita e altre violazioni amministrative. La vicenda portò alle dimissioni del ministro Maurizio Lupi, che non era direttamente coinvolto, ma che venne politicamente travolto dalla storia del Rolex regalato al figlio da un imprenditore.

Non c’è ancora stato nessun rinvio a giudizio, e Incalza spera di infilare il sedicesimo successo. Poiché se qualcuno vince, qualcun altro perde, la prossima volta che verrà arrestato sarebbe bene titolare: «La sapete l’ultima?».

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