L'Urlo / Valle Seriana
Martedì 14 Ottobre 2014
La solitudine
dell’iPhone
Sul pianeta terra ci sono più telefonini che esseri umani. Sette miliardi di persone e sette miliardi e cento milioni di sim telefoniche, a dimostrazione che la vera rivoluzione del terzo millennio è, per ora, quella delle comunicazioni. Lo ha ribadito Matteo Renzi lunedì a Nembro nel discorso all’assemblea di Confindustria Bergamo, nella stupenda azienda della famiglia Persico, un distillato di tradizione e ricerca, di solidità imprenditoriale e di coraggio nello spostare i confini del possibile.
Quel doppio dato – più telefoni che persone – ha un valore particolare perché ci fa capire quanto sia importante lo strumento tecnologico per sentirci in sintonia con il mondo, con il flusso informativo, con le aspettative della società, e quanto sia delicato il ruolo dell’uomo, chiamato a guidare con saggia determinazione ogni rivoluzione.
Qui ci sta un po’ scappando la frizione. Così concentrati sull’obiettivo di mettere in rete il pianeta per sentire il battito cardiaco dell’umanità, stiamo diventando così autoreferenziali da farci travolgere dalla macchina. È una nuova Metropolis e noi rischiamo di diventarne schiavi. Con il risultato di trascorrere tre ore al giorno (in media) a guardare lo schermo di uno smartphone, di accenderlo per qualsivoglia motivo (un tweet, una mail, una telefonata, un’occhiata a Facebook) 241 volte dall’alba al tramonto. Sempre connessi, sempre reattivi, sempre pronti a dare una risposta (ma quale? Non certo la più meditata), come se avessimo davanti il parallelepipedo nero di «2001 odissea nello spazio». E sempre più soli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA