La Loggia dei privilegi

In silenzio, nascosti dietro le carte bollate, ma ci provano. Come bambini che non riescono a stare lontano dalle caramelle, ci riprovano. Sono i politici a caccia di doppio stipendio.

Anche se non è più tempo di cumuli, anche se la collezione di compensi e vitalizi è immorale ancor prima di essere (non sempre) illegale, loro non si tirano indietro. L’ultimo esempio è quello di Enrico La Loggia, ex ministro delle Riforme di un governo Berlusconi, deputato di Forza Italia che ha percorso da protagonista tutto il ventennio breve del centrodestra ruggente. Uscito dal Parlamento nel 2013 e subito entrato (per effetto delle porte girevoli) nel consiglio di presidenza della Corte dei Conti, ha percepito per un anno lo stipendio da consigliere e al tempo stesso il vitalizio da parlamentare.

Quando l’amministrazione della Camera, accortasi della sovrapposizione, gli ha bloccato quest’ultimo emolumento e gli ha chiesto di restituire 13 mesi di pensione (circa 65.000 euro), lui ha detto no. Ha fatto ricorso, in buona sostanza vuole che venga ristabilito il principio del doppio assegno e intende tornare in possesso dei 5.079 euro di vitalizio da aggiungere agli oltre 5.000 euro del nuovo incarico. Il politico siciliano ha dichiarato guerra alla Camera e a giorni ci sarà la sentenza. Non è il primo ad accendere la miccia per tornare a cumulare prebende, e il suo caso somiglia alla lontana a quello di Gino Paoli che un paio d’anni fa fece causa per il periodo in cui era stato alla Siae. L’assurdità è il conflitto ideologico di La Loggia. Lui consigliere della Corte dei Conti (che per statuto vigila sui conti dello Stato) sembra particolarmente interessato ad aggiustare i suoi.

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