La grandeur del presidente

di Giorgio Gandola

La frase più spiazzante della settimana è stata quella pronunciata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Ora basta con i tagli immotivati, bisogna intervenire con capacità selettiva in base a un nuovo ordine di priorità».

La frase più spiazzante della settimana è stata quella pronunciata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Ora basta con i tagli immotivati, bisogna intervenire con capacità selettiva in base a un nuovo ordine di priorità». È un invito a cambiare strategia, ad applicare un metodo che non guardi solo al risparmio effimero dell’anno venturo ma realizzi economie strutturali.

Tutti sono corsi ad applaudire un tale richiamo alla saggezza, giunto mentre il commissario Cottarelli mulinava la daga della spending review in mezzo al Parlamento sotto shock. E anche noi, gnomi del pensiero davanti all’alto magistero del capo dello Stato, non possiamo che plaudire. Ma con due postille. La prima è un rimpianto: peccato che il presidente non abbia alzato la voce con la stessa fermezza mentre Tremonti, la Fornero e Saccomanni facevano a fette i redditi degli italiani senza nome. La seconda è un auspicio: speriamo che nel nuovo ordine di priorità ci siano anche le spese del Quirinale.

Quelle del 2013 sono state pubblicate in ossequio alla trasparenza: 228 milioni di euro, otto volte più delle uscite di Buckingham Palace, ed è stupefacente notare che la regina d’Inghilterra e la sua corte sono molto più morigerate. Ma il budget di 228 milioni non basta, perché l’anno scorso è stato sforato di 15. È perdente anche il paragone con la Francia: l’Eliseo costava 115 milioni (la metà del Quirinale) nel periodo Sarkozy e Hollande ha promesso che scenderà a 105. Riusciamo a battere persino il Paese che fa della Grandeur un valore, ma non ci sembra un bel primato.

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